Federica Pelosi
Tutti intorno a un tavolo. Non quello anonimo di una conferenza riservata a pochi eletti, ma quello imbandito e colorato di una festa di paese. Dove tutti parlano con tutti e le discussioni, anche quelle più accese, finiscono sempre con un brindisi. Ad alzare i calici, venerdì sera, è stato il popolo di Forza Italia. Che ha finalmente deciso di scendere in piazza, di parlare alla gente, di dimostrare che cè chi impara dai propri errori e cerca di porvi rimedio. Con un piatto di ravioli e un po di vermentino, perché no. Così come si fa con vecchi amici da troppo tempo trascurati: un invito a cena e quattro chiacchiere per fare ammenda, affidandosi ai piaceri della gola e alla disponibilità dei commensali. Loccasione è quella della Festa Azzurra che si è svolta a Pietra Ligure nel corso di questo fine settimana. «Ma bisogna pagare per sedersi?», chiede intimidita una signora, spiazzata dallalto numero di cravatte presenti in piazza. Sono quelle di chi fa gli onori di casa e, dallalto del palchetto allestito per loccasione, vuole dare il benvenuto agli amici ritrovati. «Perché una festa azzurra? - si interroga il coordinatore regionale di Forza Italia, Enrico Nan -. Per recuperare lentusiasmo della gente, accorciare le distanze, riconquistare la fiducia perduta. E, ancora, informare gli elettori su ciò che è stato fatto e sulle prospettive future del partito. La scarsa informazione ha fatto sì che perdessimo le ultime elezioni. Non possiamo che imparare da questo e ripartire. In Liguria - aggiunge Nan - abbiamo dato il via a grandi progetti quali laeroporto di Villanova dAlbenga, il raddoppio della ferrovia in alcuni tratti, il nuovo ospedale del comprensorio ingauno, ma questo non è bastato e non può bastare senza un contatto con le persone».
E allora ecco tre serate allinsegna del cibo e della riflessione. Su grandi e piccoli temi, di carattere regionale e nazionale. Dal partito unico al turismo ligure, alle infrastrutture, alla sanità, fino al tema caldo della globalizzazione e del terrorismo. Problema, questultimo, che nessuno né a Genova - dove si combattono dure battaglie contro la costruzione di moschee in quartieri popolari e il voto agli immigrati - e nemmeno in realtà minuscole - per dimensioni, non certo per importanza - come Erli o Nasino, può più sentire lontano da sé. A intavolare una lunga discussione di fronte a un folto pubblico, autorità come don Gianni Baget Bozzo, il giornalista Paolo Lingua, il professor Stefano Monti Bragadin della facoltà di Scienze Politiche di Genova, il segretario della Lega Nord Francesco Bruzzone, Carlo Stagnaro docente alluniversità di Torino e, in qualità di moderatore, il caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana. Per parlare didentità perduta, dintegrazione che non devessere sinonimo di cieche concessioni che vanno contro i principi basilari del nostro modo di vivere, del confine fra intolleranza e strenua difesa dei valori dellOccidente, della polemica fra chi si barricherebbe entro i confini del proprio Stato e chi aprirebbe le porte a tutti. Per interrogarsi su unEuropa che, negando le proprie radici cristiane, nega se stessa, e un Islam che, avanzando con il Corano in mano, è avvertito come una minaccia verso i principi base delle nostre democrazie.
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