Filippi, staffetta e Rosolino: l’Italia è la regina del nuoto

Riccardo Signori

nostro inviato a Budapest

Una bella finanziera e cinque moschettieri rendono più azzurro il cielo di Budapest. Picchia il sole sulle rive del Danubio, luccica l’oro di Italia nostra nell’acqua dolce della piscina. Chapeau all’allegria contagiosa di Alessia Filippi seconda donna d’oro del nuoto in rosa, inchino a quel gruppo di mattacchioni dei cento stile libero, entrati in finale dal buco della serratura per poi dare la paga a tutti. Congratulazioni al vecchio indomabile Max Rosolino, che ha provato l’impresa in solitario nei 400 stile libero prima di vedersi superare da Yury Prilukov, ultimo turbo russo delle piscine: argento per il grande vecchio, primo squillo del nuoto azzurro che poi ha fatto seguire gli ori. Gli europei azzurri in piscina sono nati subito nel segno dei personaggi copertina. L’ultima frazione di Filippo Magnini, nella staffetta 4x100 sl, l’ha detta lunga sulla forma sua e sulle guerre d’acqua che, da oggi (200 stile libero) in poi, lo vedranno in campo contro Peter Van den Hoogenband, il piedone lo sbirro olandese. «Lo batto di certo, se parto un metro e mezzo avanti a lui. Sono curioso di vedere come finisce», ha buttato lì. Cavaliere senza paura, che ieri ha lasciato il posto d’onore ad Alessia Filippi: «Noi siamo contenti che le donne vincano. Così facciamo tutti festa. Loro sono felici noi pure, poi siamo tutti insieme a festeggiare. Vi pare?», ha detto facendo l’occhiolino, anche se la sua compagna è Francesca Segat, una delle quattro staffettiste che ieri non hanno vinto (seste), ma hanno ritoccato il record italiano (3’42”59).
C’è stato un momento in cui il caso ha voluto che Alessia Filippi e Novella Calligaris si ritrovassero una di fronte all’altra. Staffetta di una storia. L’una con la sua medaglia d’oro fra le mani, l’altra che la intervistava. Finora Novella era stata la prima e unica donna del nuoto a vincere una medaglia d’oro, Alessia oggi è la seconda. Novella vinse un campionato del mondo (800 stile libero) 33 anni fa, la finanziera di Roma ha vinto un campionato d’Europa: siluro e superstar dei 400 misti, la gara dove devi saper nuotare bene in ogni stile ed essere più forte di tutte almeno in uno. Alessia, 19 anni e un corpo lungo e affusolato, ha navigato come un pescecane che sentiva odor di preda, il sorriso si è trasformato nello sguardo vorace, braccia e gambe sono state armoniose e confortanti. Ha lasciato i primi cento metri a farfalla alla russa Martynova, eppoi ha messo il turbo nel dorso la specialità sua. Non ha mollato metri, come talvolta le capita, nella rana. È volata nello stile libero, andando a toccare sola e sicura con un tempo (4’35”80) quarto di sempre al mondo, a un secondo e mezzo dal record mondiale, quasi cinque secondi sotto il record suo (che è pure primato italiano). Tanto per dare un’idea: mezzo minuto in meno di quanto nuotava la Calligaris, sulla stessa distanza, 30 anni fa.
La Filippi ha consegnato il primo oro all’Italia, in attesa che ne arrivassero altri. Non c’è voluto molto. Qualche minuto più tardi, i quattro moschettieri (Calvi, Galenda, Vismara e Magnini) della staffetta 4x100 sono andati all’esame di riparazione, dopo aver rischiato di venir eliminati nelle qualificazioni della mattina. Sonnolenti e senza Magnini (erano in vasca Vismara, Gallo, Galenda, Vassanelli) i quattro sono passati con il sesto tempo, rischiando di farsi impallinare dalle staffette dell’altra batteria. Lo stellone ha guardato in acqua ed allora, nel pomeriggio, Magnini e i suoi fratelli hanno ripetuto l’impresa europea di Madrid, aggiungendoci, come due anni fa, il record italiano (3’15”23). Calvi è partito male, Vismara ha toccato per secondo rifacendosi della brutta frazione del mattino per dedicare l’oro a Carlo, il suo bimbo di due mesi e mezzo, e rileggere le ultime disavventure. «Mi sono curato con medicina tradizionale e chiropratica per un problema al collo e al trapezio che doveva durare un mese e me ne ha fatti perdere tre». Oro d’allegria per un vecchio corsaro che non molla mai la sua strana dieta a zona.
Argento di belle speranze, anni 28 e un ritrovato elisir di bella vita, per Max Rosolino che, dopo aver mollato Roberta Capua, ha cominciato la rinascita sportiva. Un caso, d’accordo, ma pane per le malelingue. Ieri Max ha lanciato un bacio furtivo verso la tribuna dove stavano la madre e il suo fans club, sentendosi liberato, lui napoletano molto attento a queste cose, da quella specie di gatto nero che erano diventati i 400 stile libero. «Ho preso tante di quelle batoste che dovevo provare qualcosa per sfatare la leggenda nera».

È partito come un razzo, in testa fino ai 300 metri quando Prilukov ha messo il turbo rubandogli tre secondi in cento metri. In altri tempi Rosolino ci sarebbe rimasto male, stavolta ha sorriso: il tempo passa e lui riesce ancora a vincere medaglie.
Riccardo Signori

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