Fondi Fus, arriva il reintegro, l'Accademia di Santa Cecilia festeggia

Il sovrintendente Cagli: «Forse non abbiamo vinto la guerra, ma una battaglia sicuramente»

«Il reintegro del Fondo unico per lo spettacolo è un regalo a tutta la collettività». Il sovrintendente dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, Bruno Cagli, commenta così la decisione del governo che ha avuto anche accenti drammatici. «Forse non abbiamo vinto la guerra, ma una battaglia importante - ha esordito Cagli - perché sembrava difficile. Dopo la mia presa di posizione e le dimissioni, il sottosegretario Gianni Letta assicurò che vi sarebbe stata qualche soluzione in vista e proprio su questa assicurazione sospesi le dimissioni, perché il presidente di Santa Cecilia, a capo del nuovo auditorium sospirato dalla città di Roma per sessantasei anni, non poteva dismettere l'attività musicale, perchè ogni taglio della produzione avrebbe comportato un ulteriore taglio delle entrate. Entrate che per noi sono superiori al 50 per cento. Detto questo, la promessa è stata fatta e mantenuta, anche con molta rapidità. Di questo non possiamo che essere grati e interpretarlo come un bellissimo segno di inversione di tendenza».
Cagli auspica che la decisione del governo non sia soltanto legato al fatto contingente ma anche un cambiamento di mentalità. «Tutti ci auguriamo che finalmente la cultura sia considerata un valore inalienabile, anche perché ha un grande ritorno sul piano economico - ha proseguito Cagli-. Va anche detto che sulle sovvenzioni paghiamo fior di tasse. E quando si parla di un cambiamento di mentalità mi riferisco anche alla possibilità di fare quello che si fa all'estero: dare finalmente alla cultura quelle esenzioni fiscali che poi semplificherebbero la vita anche al governo, perchè darebbe di meno, ma non riprenderebbe con la mano sinistra ciò che ha dato con la mano destra».
In questa battaglia per il reintrego del Fus, Cagli è stato in prima linea: «Chi è eletto dai musicisti, e io sono stato scelto dai 70 accademici di cui pure faccio parte, non può dismettere il patrimonio culturale dell'accademia. Questo è un privilegio che però impone dei doveri. Nessuno, credo al mondo, si fa carico di un'attività come quella dell'Accademia di Santa Cecilia in Italia e all'estero: l'anno scorso abbiamo avuto 900 appuntamenti. E questa bellissima notizia l'orchestra l'ha appresa mentre è impegnata in una grande turnee in Europa. Stasera ad Atene dopo tre date in Inghilterra, domani a Lussemburgo, poi Bruxelles...».
Con il reintegro del Fus sono quindi salvi tutti i programmi dell'Accademia di Santa Cecilia, compreso il settore Educational, la cui punta di diamante è la JuniOrchestra di cui fanno parte 260 musicisti tra bambini e ragazzi.

«La JuniOrchestra è l'ultima cosa che ho creato e per me è fondamentale conservarla. Avrà bisogno di altri apporti, ma con il recupero del Fus abbiamo riconquistato serenità e fiducia e sono convinto che gli stessi privati, che già fanno molto, saranno interessati a un maggior coinvolgimento».

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