Dum dadadum, dadadum dum dum: i percussionisti cominciano a battere i tamburi a ritmo cadenzato e gli allievi seguono concentrati i movimenti della maestra. Guidati da uno spirito di emulazione, anche i più imbranati iniziano a saltellare, sgambettare e dondolarsi entusiasti nel tentativo di imitarla. Certo, all'inizio non è un gran bel vedere, con quelle braccia, gambe e sederi (non sempre sodi) che si agitano a destra e sinistra. Ma bastano poche lezioni che anche i più maldestri assumono movenze aggraziate. Sono i nuovi appassionati della danza africana, una nuova moda che sta prendendo sempre più piede. In genere sono più le donne ad iscriversi: studentesse, casalinghe, impiegate, modelle, giovani e meno giovani, tutte entusiaste dell'afro-dance, la musica e la danza dei popoli africani che esprimono gioia di vivere, forza, coraggio e seduzione. In breve: un movimento vitale e intuitivo dove ci si diverte moltissimo, si dimagrisce senza accorgersene (chi è già magro si tonifica) e si entra in contatto con il proprio corpo. Mentre lo stress va a farsi benedire.
«Il bello di questa danza è che chiunque può farla - spiega Leni Sorlini, 33 anni, laurea in lingue moderne, che oltre alla danza africana insegna ginnastica dolce per gli anziani presso un centro del Comune -. È una danza che non richiede perfezione dato che non esiste una rigida codificazione dei movimenti. Al contrario, lascia molto spazio all'interpretazione, alla creatività e all'istinto. Ogni singola persona può esprimersi come meglio crede e spesso si scoprono delle potenzialità nascoste. Io stessa ho trovato il mio canale espressivo». E basta vederla ballare questa bella ragazza minuta e piena di energia, che si muove nello spazio con una leggerezza e un'armonia che contagia chiunque. Una naturalezza che è frutto di un lungo impegno: cinque anni dedicati allo studio della danza classica con la ex prima ballerina della Scala Vera Colombo e poi la passione per l'Africa con corsi e stage nel Continente Nero. «La danza africana è nata nei villaggi - osserva -. Esistono molti ritmi tradizionali che hanno valori rituali. Raccontano il lavoro dei campi, festeggiano il raccolto, ricordano il passaggio all'età adulta e descrivono la vita della collettività. Negli ultimi vent'anni i ritmi sono stati rivisitati, hanno perso un po' della loro valenza simbolica per assumerne una più estetica. Anche se il rapporto ritmo-movimento rimane fondamentale». Le lezioni di Leni, organizzate dalla scuola di danza e centro culturale «Il Mosaico» (www.ilmosaicodanza.it), sono sempre accompagnate da musicisti e percussioni africane dal vivo. Gli strumenti sono quelli della musica tradizionale dell'Africa Occidentale tra cui il djembe e i tamburi bassi (doundoum, sangban, kenkenì), la kora e il balafon. Dopo una prima parte di riscaldamento, si approfondiscono i passi di alcuni ritmi tradizionali, con lo scopo di metterli in sequenza e di creare delle coreografie.
Il corso si svolge presso l'Istituto Ferraris Pacinotti in via Carchidio. È possibile fare una lezione di prova gratuita contattando «Il Mosaico» (tel. 02/58317962 oppure info@ilmosaicodanza.it).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.