"Franceschini si rassegni: la Padania esiste anche senza di lui"

Il segretario del Pd dice che la Padania non esiste. Poi va sul Monviso con il tricolore. Ma in democrazia è la gente a decidere cosa vuol essere

"Franceschini si rassegni:  
la Padania esiste anche senza di lui"
Franceschini va alle sorgenti del Po a dire che la Padania non esiste e riesce con un acrobatico colpo di reni a mettere assieme un'asinata geografica, una cantonata politica, un colpo di sfiga, una contraddizione ideologica, una azione di destra e una gaffe araldica.

Andiamo in ordine.
Da che c'è una disciplina chiamata geografia esiste un posto chiamato Padania: «La regione italiana si divide in Padania e Appenninia» recita fin dai primi del Novecento il testo classico di Angelo Mariani. Uno un po' più illustre e politicamente accorto di lui, il Metternich, aveva ammesso l'esistenza di una entità che non gli garbava, l'Italia, almeno come espressione geografica. Franceschini non sa la geografia.

Un politico avveduto che aspira a restare segretario del secondo partito nazionale dovrebbe evitare affermazioni troppo drastiche in materia di architetture politiche. Gli Stati vanno e vengono, non c'è nulla di eterno e lui che si dice cattolico lo dovrebbe sapere più di altri. Franceschini non è un buon politico, ma non serviva questa conferma.

Prima di lui posizioni del genere le hanno prese in tanti e la cosa non ha portato loro niente di buono. Anche Giorgio III (ci si perdoni il paragone) aveva per esempio ironizzato sull'esistenza dell'America in quanto entità identitaria. Franceschini si mena gramo da solo e Dio solo sa quanto poco ne abbia bisogno.

Dice che la Padania non esiste e poi si piazza alla sua stessa sorgente simbolica. Anche Craxi era andato a Pontida per esorcizzare uno dei simboli del leghismo ed è finita come sappiamo. Franceschini è confuso, ma neppure questa è una novità.
Dove scopriamo un Franceschini inedito è nello slancio di patriottismo che non fa parte del Dna della parte politica da cui proviene e soprattutto di quella in cui si è intruppato. Democristiani che sventolano il tricolore non se ne vedevano da un pezzo, invece sinistri che hanno preso a farlo con l'impegno dei neofiti se ne vedono anche troppi. Non hanno più un'idea in testa e non fanno che scimmiottare la destra. In verità qualcosa di democristiano lo ha fatto: ha brandeggiato - non si sa mai - anche un drapò piemontese. È poco addentro anche all'araldica autonomista perché Pian del Re si trova in terra occitana e avrebbe fatto meglio a munirsi anche della bandiera con la Croce di Tolosa. Ma per Franceschini non esiste evidentemente neppure l'Occitania.

Ma la cosa peggiore è il suo atteggiamento spocchioso da professorino, di quello che sa tutto e a cui non importa nulla di quello che sanno o vogliono gli altri. È lui che decide cosa sia giusto o no, così la Padania non esiste perché lui con la sua arietta da sapüta ha deciso che non esista. E se alcuni milioni di cittadini la pensano diversamente, peggio per loro! Nessuno di noi sa se un giorno esisterà uno Stato chiamato Padania, nessuno sa se la maggioranza dei padani deciderà di essere parte di un altro posto, ma se lo farà avrà tutto il diritto di farlo. Qualcuno al Franceschini lo deve spiegare che in democrazia funziona così: cosa vuole essere lo decide la gente e non i grilli parlanti. Una dura realtà che apprenderà molto presto anche a casa sua.

Un giorno un gruppo di insorgenti vandeani aveva chiesto a uno dei suoi capi più prestigiosi, il generale Charrette, quale fosse la differenza fra la loro patria e quella dei nemici.

La loro - è stata la risposta - è concreta, è quella che c'è sotto i piedi: quella dei giacobini invece è una costruzione ideologica, esiste solo nella loro testa. Non si riesce a capire dove possa trovare ospitalità l'idea di patria del Franceschini.

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