Chi ha visto J-Ax dal vivo almeno una volta lo sa: «Meglio Live», il tour che la voce indiscussa del rap'n'roll porta con grande successo in tutta Italia, è un'esperienza da non perdere. E questa sera sarà all'Arena del Mare. Uno spettacolo di pura energia, dall'impronta decisamente rock, con almeno 25 canzoni in scaletta, per oltre 2 ore di concerto a ritmo serratissimo, senza tralasciare qualche ballad in chiave acustica, sempre accompagnato dall'Accademia delle Teste Dure.
Ad agosto festeggerai 40 anni. Come ti senti, è tempo di bilanci?
«Mi sento come un doppio ventenne, un esordiente secondo la chiave di lettura di Dorian Gray. Dentro sono uguale».
Sei diventato una delle icone storiche della musica rap italiana.
«È da anni che cerco di tirarmi fuori dall'etichetta di un genere preciso perché la mia musica è sempre stata trasversale».
Ma era meglio prima o no?
«La mia canzone Era meglio prima è ironica, ogni tempo è bello per essere vissuto intensamente. Non bisogna adagiarsi ma vivere come in pericolo ogni istante. Come mi disse Quincy Jones be hungry, devi avere fame!».
Recentemente è uscita tutta la tua discografia completa, dagli album con gli Articolo 31, fino a oggi, da solista passando per side project come i "Due di Picche" con Neffa. Sembri essere ben disposto alle collaborazioni con gli altri artisti.
«Si, nell'ultimo cd di questa collana, Meglio Live includo anche un duetto con Roberto Freak Antoni, I Gelati Sono Buoni. Ma non è l'unica collaborazione di questo periodo per me, in radio va a rotazione Sempre Noi, il featuring realizzato per l'album di Max Pezzali, in occasione del ventesimo anniversario degli 883, e Man Of Simple Pleasure una collaborazione, alquanto sorprendente, con i Kasabian».
E chi sono i tuoi fan oggi?
«Diciamo che ormai prendo dentro tre generazioni di fan. Ai concerti vedo qualche 12-13enne, 17enni e 25-28enni. Poi ci sono i trentenni che mi seguono dai tempi degli Articolo 31».
Durante la tua carriera hai descritto esattamente i cambiamenti del nostro Paese e degli italiani?
«C'è un denominatore comune tra quando iniziai e oggi. L'Italia fa il passo del gambero, un passo avanti e due indietro. Certe canzoni scritte 20 anni fa, oggi, purtroppo, sono ancora attuali. Tutto è una posa. Il mio lavoro è farmi beffa dei falsi e ipocriti e poi cantare i loro segreti. Svelare quello che c'è dietro alla scena. Io magari dipingo a tinte forti, ma non ho mai detto bugie. Cosa è cambiato da allora? Quasi niente».
J-Ax scatta istantanee che si mostrano per quelle che sono. Nessun artificio digitale, nessuna post produzione, nessun ritocco. «Meglio live!» è un ottimo esempio di identificazione. Quello che viene chiesto alle canzoni, in generale. Di qualsiasi area di appartenenza esse siano.
J-Ax sottolinea la sua adesione al rap 'n' roll ma la sensazione che scaturisce dall'ascolto dei brani è che si vada ben oltre alla definizione di genere. Contano gli argomenti e i registri di narrazione. Alti e bassi. Ironici e sottili. Sfacciati e irriverenti.
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