Don Giovanni fa faville Applausi all'ottimo cast

Don Giovanni fa faville Applausi all'ottimo cast

Don Giovanni sprofonda negli inferi, incalzato da creature soprannaturali avvolte in un algido velo bianco, che lo seguono nella sua inesorabile condanna eterna. Impatto forte e d'effetto quello scelto dalla regista Elisabetta Courir per la scena finale (prima del sestetto) del Don Giovanni mozartiano, che ha aperto sabato sera la stagione lirica Carlo Felice; platea gremita, con la politica cittadina schierata in prima linea e con le mises delle grandi occasioni. Ma veniamo a noi: per l'opera in scena stesso allestimento minimalista e di effetto proposto lo scorso luglio al Priamàr di Savona. Peccato però che l'ingranaggio drammatico non funzioni come a Savona, vuoi per l'impatto visivo, che in un boccascena ampio come quello genovese risulta meno dirompente, conferendo al tutto una eccessiva staticità; sia per problemi acustici. La profondità del piano scenico ha attutito eccessivamente l'intensità delle voci nella zona posteriore - utilizzata moltissimo dalla regista - creando una sfasatura tra buca, prevalente, e palco, cui nemmeno il bravo Giovanni Di Stefano, dal podio, ha potuto porre rimedio. Direzione, la sua invece, tutt'altro che statica: tempi vivaci, a tratti impegnativi per i protagonisti, apprezzabile la cura degli impasti strumentali e delle dinamiche. Cast di primo livello. Splendida la Donna Anna di Jessica Pratt, intensa, sofferta, il soprano ha unito alla indiscussa solidità tecnica una musicalità raffinatissima, fatta di sfumature sottili e di densi slanci lirici; e ottima prova anche per Sonia Ganassi, una Donna Elvira passionale, decisa, con timbro e voce corposi, perfetta e sensibilissima sia nei momenti vocalmente più drammatici sia nei recitativi, interpretati magistralmente. Meno appropriata la Zerlina di Vassiliki Karayanni. E veniamo a lui, il «tombeur de femmes»: vocalmente valido, Andrea Concetti era più a suo agio nel secondo atto, in cui ha dato più corpo e personalità al diabolico personaggio.

«Arcibravo» il suo «aspirante» alter ego, Leporello, interpretato da Maurizio Muraro: ottima presenza scenica e interpretazione musicale assai curata. Molto bene il Don Ottavio di Paolo Fanale: musicale, delicato, ha cantato con profonda intensità. Buona prova per Francesco Verna, Masetto, e per Luigi Roni, il Commendatore.

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