«Il pubblico mi dà fiducia Io l'ho ricambiato con Allevi»

«Mai successo in vita mia di essere fermato per strada e interrogato sulla convenienza o meno di acquistare l'abbonamento alla stagione. Incredibile». Giovanni Pacor, sovrintendente del Carlo Felice dal 2010, si passa una mano sulla fronte e pensa alla sua «avventura» all'interno del torrione di Piazza De Ferrari.
E aggiunge un bel sospiro. «Un percorso impegnativo e faticoso che ha individuato, tra l'altro, la necessità di riguadagnarsi la fiducia del pubblico, stanco, deluso e arrabbiato, reduce da una via crucis fatta di annullamenti di recite, scioperi, beghe dentro e fuori dal palcoscenico. Mica semplice. Ma - ci tengo a sottolinearlo - abbiamo ottenuto dei risultati; primo fra tutti un'impennata al botteghino».
Legittima difesa dalle critiche dei giorni scorsi, che descrivono platee di altre realtà musicali cittadine decisamente gremite? E che insistono sulle poche (e ritardatarie) proposte del Teatro dell'opera genovese? Forse.
Fatto sta che la strada è ancora lunga, a partire dalla nuova maratona che si affronta a partire da subito, con il ritorno ad un regime «normale»: sono scaduti infatti mercoledì, dopo due anni, i famigerati contratti di solidarietà, gli ammortizzatori sociali adottati dal teatro per arginare la crisi travolgente della Fondazione, causa, allora, di infinite guerre interne ma all'atto pratico rivelatisi utili ad un risparmio consistente.
Fuor di dubbio quindi che, di nuovo «scoperti», ci si debba rimboccare le maniche. Ma ogni tanto la fortuna gira e arriva la buona notizia di un altro ritorno, quello di Giorgio Nannetti, ex capo staff, che sarebbe stato nominato dal sindaco Doria nel Cda della Fondazione. Per molti, tra cui lo stesso Pacor, un raggio di sole nel cielo prevalentemente grigio di Piazza De Ferrari.
«Nannetti ha la mia piena fiducia e non può che aiutare le sorti del teatro: noi tutti, del resto, siamo già pronti e uniti, anche se la partita si giocherà con il nuovo anno. Per il 2012 siamo a posto, chiuderemo in pareggio, ma bisogna attrezzarsi per il prossimo gennaio e per i mesi a venire».
Che vuol dire prepararsi ad una imminente perdita di equilibrio tra costi e ricavi. E qui le dolenti note: la scacchiera impazzita degli sponsor, che (sicuramente) vanno - tipo Finmeccanica - e che (forse) vengono - forti dubbi ancora su Carige - i tagli dei sovvenzionamenti, la ricerca infinita di una strategia vincente, l'agguerrito fronte sindacale: tutte pedine che minacciano quell'«unità» e serenità che Pacor, con la sua tipica aplomb, mostra all'esterno. Ma incrociamo le dita. E prepariamoci ad inghiottire il boccone amaro - e queste sono parole nostre - di Giovanni Allevi sul palcoscenico del teatro genovese, direttore della prima assoluta del suo concerto in fa minore per violino e orchestra che si è svolto ieri sera e di cui parleremo presto su queste pagine. «Giovanni Allevi va visto come una risorsa, io sono assai ottimista: pienone di pubblico e la legittima speranza che chi entra al Carlo Felice per la prima volta si innamori e scopra anche il nostro cartellone “tradizionale”.

È un esperimento in cui credo, perché siamo ad un cambio generazionale e l'urgenza è fidelizzare un pubblico nuovo: c'è chi viene per Allevi e che magari torna anche per Rigoletto». Non fa una grinza. Cerchiamo di essere ottimisti. Ad maiora!
Tutti i concerti avranno inizio alle 20.30. Prelazione abbonati 2012, fino al 27 novembre.

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