«Sono stata (regolarmente, ndr) precaria per 23 anni. Ho il contratto a tempo indeterminato in Rai da nove mesi. È la prima volta che parlo in pubblico da assunta». Ventidue giugno 2012: la gente non arriva a fine mese, l'Italia romana è a un passo dal baratro argentino insieme a Grecia e Spagna, l'euro rischia di fare crack, i disoccupati raddoppiano e scendono in piazza, il numero dei licenziamenti aumenta a vista d'occhio, ma per Roberta Serdoz non è così come è per tanti altri. Nata nel 1968 a Roma e «formata» dai palazzi della Capitale, famosa per essere stata per una ventina di anni compagna dell'ex presidente Pd della Regione Lazio, Piero Marrazzo, la cronista di Tele Kabul l'altra sera ha ricevuto uno dei riconoscimenti del prestigioso Premio giornalistico internazionale di Santa Margherita. Motivazione del «merito»: «Inviata del Tg3, dopo un mese senza sosta tra i terremotati dell'Emilia, è tornata a casa giusto in tempo per cambiarsi e venire a ritirare il premio». La giuria, composta da Fiorella Minervino (La Stampa), Renzo Cianfanelli (Corriere della Sera), Vittorio Feltri (il Giornale), Gianluigi Gabetti (presidente Exor), Paolo Mieli (presidente Rcs Libri), Gianni Riotta (ex direttore Sole24ore), Marcello Sorgi (ex direttore TG1), ha assegnato un altro riconoscimento «rosa». Stavolta, però, è andato alla giovane Francesca Schianchi (La Stampa), parmigiana d'origine, laureata in storia del cinema, master biennale in giornalismo, collaboratrice del Palazzo del Louvre, che ha cominciato con uno stage all'Ansa di Parigi e ha continuato con la «gavetta» come tanti altri. Motivazione: «Tra le prime a scoprire il fenomeno del sindaco rottamatore Matteo Renzi e le divisioni interne al Movimento 5 Stelle, s'intende premiare non solo la sensibilità, ma anche il giornalismo precario. Quello, cioè, dei molti e validi giovani che lottano per affermarsi ed entrare a tempo pieno nella professione».
Un Premio e cinque premiati. Due donne. Due mentalità. Due modi di pianificare il futuro, di porsi e di arrivare a fare informazione, che l'altra sera, tra i corridoi e i tavolini intorno alla strapiena piazza Caprera, hanno innescato polemiche, battutine e discussioni. Forse più di quelle ufficiali, impegnate e certamente interessanti sull'euro e sulla lira, sui confronti fra Europa, Inghilterra e Italia, sulle banche, l'economia, i poteri forti e gli amici dei poteri forti. Se un paio di anni fa la reazione del pubblico contro il tribuno televisivo Michele Santoro era stata talvolta vivace, l'altra sera nell'Agorà del sindaco Roberto De Marchi le polemiche sono state contenute, anche se sul palco è salito Giovanni Floris. L'attuale numero uno dei conduttori della Tv di Stato è stato premiato perché «è quello di maggior successo nel team Rai e probabilmente nell'intera televisione italiana. Ciò che lo rende differente da molti suoi colleghi è, cosa rara nell'ente pubblico, di avere sì opinioni, ma di non aver avuto padrini politici». Inoltre, sono stati premiati Gian Antonio Stella (Corriere della Sera) e il nostro vicedirettore Nicola Porro. Il primo perché «si è ormai definitivamente consacrato come il miglior giornalista italiano della sua generazione» e in quanto «gran parte dei suoi predecessori in questo ristretto Olimpo del giornalismo del nostro Paese, una volta giunti all'apice della loro carriera, si sono dedicati prevalentemente al giornalismo di commento e di opinione. Stella no».
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