«Il segreto di Susanna» conquista i giovani all'Opera Giocosa

Susanna indossa uno spolverino rosso, un tubino attillato e cammina con disinvoltura su tacco 12; snella ed elegante, è una donna di gran classe. Lui, Gil, il suo giovane sposo, è un signore distinto e porta il fazzoletto rosso nel taschino della giacca. Temperamento piuttosto focoso, facilmente irritabile, è il classico marito geloso, sempre in allerta, perennemente divorato dai dubbi e dai sospetti. Poi c'è Sante, il servitore: lui non parla mai, ma è veloce e solerte. E ha una cravatta rossa. Particolare, luminosa, la scena e i costumi (Francesca Marsella) hanno proprio il rosso come colore dominante: il divano, i fiori, l'ombrello di Gil. Tutto in un contrasto cromatico - con il nero e il bianco - efficace ed azzeccato. Cui si aggiunge l'essenzialità Ikea, di cui fanno parte i mobili sul palcoscenico. Il Segreto di Susanna, intermezzo in un atto di Ermanno Wolf-Ferrari, è andato in scena sabato sera al Teatro Chiabrera di Savona, secondo titolo del cartellone autunnale dell'Opera Giocosa. Dopo il grande successo avuto con la platea degli studenti, venerdì 9, anche la recita serale ha strappato risate e lunghi applausi. Non certo soltanto per orgoglio campanilistico, visti allestimento e protagonisti savonesi: lo spettacolo ha un suo perché, anzi più d'uno. È breve, quindi è ottimo per il pubblico di ogni età.

Ottima l'esecuzione dell'ensemble del Carlo Felice (Pier Domenico Sommati e Anselmo Cerriana (violini), Ernest Braucher (viola), Riccardo Agosti (violoncello), Elio Veniali (contrabbasso) affiancato dal pianista Gianluca Ascheri, savonese, e ben diretto da Giuseppe La Malfa; peccato soltanto che a tratti gli strumenti prevalgano sulle due voci, quella di Anna Delfino (anche lei savonese) e di Filippo Morace, entrambi comunque ben calati nei rispettivi personaggi. Come del resto (il savonese) Stelvio Voarino nel ruolo di Sante servitore muto. Il trio si è dimostrato ben affiatato. Regia pulita (Maurizio Sguotti), senza particolari malizie.

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