Glenda Jackson, la diva che vinse due Oscar e poi scelse la politica

L'attrice è morta a 87 anni. Fu premiata per "Donne in amore" e "Un tocco di classe"

Glenda Jackson, la diva che vinse due Oscar e poi scelse la politica
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È stato l'amore ad accompagnare Glenda Jackson attraverso cinema e teatro. Non nel senso della conquistatrice perché tale mai fu. Ebbe infatti un solo marito, aspetto peraltro non proprio comunissimo nello star system mondiale cui a buon titolo apparteneva. Si chiamava Roy Hodges ed era un collega. Lo incontrò sul palcoscenico londinese e si sposarono nel '58. Dal matrimonio, durato fino al '76, nacque un figlio solo, Dan. Poi un destino birbante ha deciso che Glenda e Roy se ne andassero a sei anni esatti di distanza, a metà giugno del 2017 lui, ieri lei.

Si chiami amore o passione ma fu questo a spingere una ragazzina, nata nei dintorni di Liverpool nel '36 sotto il segno del Toro, a entrare alla Royal Academy of dramatic art che l'avrebbe lanciata sui principali teatri inglesi a poco più di vent'anni. E fu sempre il sentimento il tema dei due film che le diedero altrettanti Oscar. Nel '71 per Donne in amore di Ken Russell, suo pigmalione che poi la arruolò in altri tre titoli e nel '74 con Un tocco di classe di Melvin Frank. Nel primo caso un rettangolo di passione nell'Inghilterra degli anni Venti, dove l'intesa di due coppie finisce allargandosi a un ambiguo rapporto fra i due lui. Nel secondo invece è un triangolo in cui lei, Glenda Jackson, passa dal marito all'amante, corriere della droga, per poi tornare tra le braccia del consorte quando uno sgarro mette il compagno nel mirino della mala.

La Jackson non era donna dal carattere facile e di due statuette che vinse nessuna ne ritirò. Era di indole schiva e il caso volle che nel '71 spedì a Hollywood Juliet Mills che di Oscar non ne vide nemmeno mezzo e tre anni dopo Melvin Frank, cioè il regista del film, anche lui candidato ma quell'anno «vittima» de La stangata.

Nata da una famiglia modesta ed educata in un rigoroso stile presbiteriano che ne forgiò l'impronta poi emersa sia al cinema sia sul palcoscenico, Glenda Jackson recitò Shakespeare nei teatri più importanti della Gran Bretagna - perfino nella natia Stratford upon Avon - così come negli Stati Uniti. Aveva portato la sua austerità nel Brecht de Il signor Puntila e il suo servo Matti come nella Charlotte Corday di Marat/Sade di Peter Weiss per la regia di Peter Brook che dalla Royal Shakespeare company trasferì pure sul set.

E fu ancora la passione ad allontanarla dall'arte della recitazione. Stavolta si trattò di infatuazione politica e la laburista Glenda decise di scendere in campo. Era il '92 e, mentre in Italia scoppiava Tangentopoli, la Jackson si candidava alla Camera dei Comuni diventando deputata. All'indomani del trionfo diede addio al cinema e al palcoscenico e si spese per fare opposizione al governo di John Major ritrovandosi - dal '97 al '99 - ministro dei trasporti nel governo ombra di Tony Blair.

Nel 2015 decise di essere troppo anziana per restare nel laticlavio dove evidentemente servivano forze fresche e ritirò la sua candidatura. Agée per la politica, la signora della recitazione britannica tornava a teatro con Re Lear, in televisione con Elizabeth is missing che precedette anche il rientro sul set. Accadeva con Secret love di Eva Husson, girato nei drammatici mesi della pandemia.

Glenda recitava una piccola parte alla fine del film, impersonando la protagonista diventata anziana. Era un'ex domestica che da giovane aveva perso l'uomo che amava in gioventù e, per raccontare il suo dramma, da cameriera era divenuta scrittrice. Ancora una volta amore. Dove tutto cominciò.

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