Gobbo: "Non sono un eco-cretino, farò il blocco ma è un bluff"

Il primo cttadino leghista di Treviso scettico sulla decisione presa da cento sindaci del Nord di indire un mega blocco del traffico il 28 febbraio: "Un palliativo ma lo smog non è né di destra né di sinistra"

Gobbo: "Non sono un eco-cretino, farò 
il blocco ma è un bluff"

Se la ride di cuore, Gian Paolo Gobbo, leghista doc, primo cittadino di Treviso, quando gli chiedo un parere sul neologismo «ecocretini», usato dal Giornale per commentare la decisione ecumenica di cento sindaci del Nord di indire un mega blocco del traffico il 28 febbraio. Se la ride perché pur se scettico sull'utilità della scelta, nonché legittimamente certo di non essere un «ecocretino», anche lui vi aderirà.
Caro sindaco, quella che vedremo sarà una Padania a piedi, più che una domenica senz'auto. Come la mettiamo?
«Precisiamo. Sono convinto che il Nord pratico, efficiente e lavoratore abbia recepito l'italica ipocrisia che c'è dietro. Lo sappiamo benissimo: è un palliativo e il problema non si risolve così. Gli stessi promotori hanno parlato di un segnale, non di una soluzione».
Finora di segnali ne sono stati dati a sufficienza. Mancava proprio quello politicamente bipartisan?
«Mi permetta di dire che se almeno una cosa buona c'è, è proprio questa. Solo per questo ho aderito anch’io. Per far capire che la questione non è né di destra né di sinistra, ma riguarda tutti».
Parliamo delle soluzioni, allora.
«Che però richiedono, se mi permette, una doverosa premessa».
Ma le pare, la faccia.
«Va premesso che comunque, qualsiasi opera faccia l'uomo, è evidente che a qualcosa dobbiamo rinunciare. Pensi che tre regioni del Nord producono oltre l'80% del Pil e che poi esportano in tutto il mondo. Questo vuol dire merce che viaggia 365 giorni all'anno, con tutto quel che ne consegue».
Diciamo che il problema resta.
«Diciamo che il problema è prendere in considerazione determinate situazioni...».
Suvvia Gobbo, non mi parli proprio lei da democristiano.
«Ci mancherebbe. Non certo da oggi sono sostenitore del trasferimento del trasporto merci dalla gomma alla rotaia. Lei sa bene che cosa sia l'asse autostradale Est-Ovest, ovvero la A4. Eppure già nei primi anni Settanta noi qui si discuteva dell'ipotesi di una tratta ferroviaria Venezia-Monaco che, partendo da Cervignano del Friuli e arrivando a Verona Interporto, prendesse poi le direttrici verso Nord e verso la Francia».
Ma è rimasta quel che era: un'ipotesi.
«Questo perché le Ferrovie italiane non hanno mai voluto realizzarla. Avrebbe richiesto la modifica dello «scartamento», quello che impedisce di caricare i Tir sui convogli, come accade invece in tutto il mondo civile. E vorrei anche ricordare una battaglia storica della Lega, peraltro realizzabilissima. Utilizzare per il trasporto merci anche quella straordinaria via d'acqua regalataci da Madre natura, il grande fiume Po. Ma quello del trasporto è soltanto una causa del problema inquinamento».
Intende riferirsi al riscaldamento domestico?
«Sicuro, e gliene parlerò subito. Non dimentichiamoci però anche di quanto è stato sparso per decenni dall'agricoltura. Fortuna che ora, da una decina d'anni, c'è stato un cambiamento positivo anche in quel settore».
Dicevamo però delle case, dei sistemi di riscaldamento.
«E della loro somma, ovvero gli agglomerati urbani, primi responsabili del grave fenomeno di antropizzazione dell'intera area padana. Il problema è di finanziamenti, e che ce li dia l'Europa, per iniziare a fare subito i cambiamenti possibili; con caldaie, ma anche con camini, a condensazione. Non illudiamoci, così non abbatteremo il 90% degli inquinanti, ma il 50-60% quello sì. Purtroppo in Italia ci si sveglia sempre alla solita ora, ovvero in ritardo. Per non dire che cosa potremmo fare qui in Veneto, con tutta l'acqua che abbiamo sulle nostre montagne».
E cioè?
«Potremmo benissimo riprendere il concetto della idroenergia, ricorrendo a centrali che tra parentesi esistono già».
Ritorno ai trasporti, e precisamente al mezzo più penalizzato, l'automobile. Per ridurre l'inquinamento il suo collega torinese Chiamparino propone un'ulteriore tassa sui pedaggi autostradali...
«Questo no, questo decisamente no, mi trova assolutamente in disaccordo. Si paga già e si paga anche troppo. Senza tenere conto che così si andrebbe a colpire ancora una volta un settore, l'autotrasporto, che mi sembra abbia bisogno di tutto, meno che di nuovi balzelli».


L'auto elettrica, grande totem degli ecologisti, potrebbe essere una soluzione?
«Questa proprio non la capisco. È una vera infatuazione. Ma lo sanno questi signori quando gasolio ci vorrebbe per produrre l'energia per far fare poi 20 chilometri a un'auto di quel tipo? Per l'amor di Dio, pensiamo ad altro».

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