Nell’indifferenza più totale, si sta consumando un torto gravissimo nei confronti di un popolo che di torti ne ha già subiti tanti. E l’Italia, in questo volgare attacco a Israele, ha l’antipatico e imperdonabile ruolo di protagonista. Il fatto, da raccontare, è presto detto: quest’anno si disputano i Giochi del Mediterraneo (una specie di mini Olimpiade, riservata ai Paesi che s’affacciano, appunto, sul mar Mediterraneo) e, nemmeno questa volta, gli atleti dello Stato di Israele sono stati ammessi per non dispiacere ai Paesi arabi iscritti alla manifestazione. A rendere il fatto ancora più insopportabile - per noi - è che sarà proprio l’Italia il palcoscenico di questi Giochi. Inutile dire: qual è il problema, se mai vi hanno partecipato.
Per chi ci vorrà giudicare benevolmente, l’accusa sarà di non aver saputo tenere la schiena ben dritta davanti alle pressioni delle nazioni musulmane. Per quanti, invece, vorranno criticarci duramente, l’accusa sarà di aver discriminato un Paese nostro alleato. Per quelli che non conoscono mezze misure, sarà fin troppo facile parlare di razzismo serpeggiante nei confronti del popolo israeliano. Comunque vada, l’Italia rischia più che seriamente di rovinare i rapporti con Gerusalemme.
E allo stesso tempo, anche con il governo palestinese. Già, perché, nel tentativo di trovare una soluzione «democristiana» alla vicenda, a qualcuno è venuta la balzana idea di invitare insieme con gli israeliani anche i palestinesi. Al di là dell’ignoranza geopolitica, la Palestina non è ancora uno Stato (tant’è che mai ha partecipato a una manifestazione sportiva con la propria nazionale), c’è la scarsa conoscenza della situazione diplomatica di quella parte del mondo: i Paesi arabi si servono dei palestinesi per fronteggiare Israele, ma non li stimano per nulla e sempre si sono opposti alla nascita di uno Stato palestinese. E, infatti, all’interno del Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo i rappresentanti musulmani hanno detto «no» pure ai fratelli palestinesi.
Insomma, una vera e propria patata bollente che il nostro governo farebbe bene ad affrontare ora, prima che diventi rovente. Per di più visto che il Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo fa capo direttamente a Palazzo Chigi. Troppo importante il filo politico che lega Roma a Gerusalemme per permettere a chiunque di logorarlo a causa di una mini Olimpiade. Troppo delicata la situazione per lasciarla ancora nelle mani degli uomini dello sport. Tant’è che perfino un dirigente navigato come Mario Pescante, membro dell’esecutivo Cio e commissario governativo della manifestazione che si terrà a Pescara ha tenuto a precisare che «è improprio continuare a scaricare sul mondo dello sport l’impossibilità o il fallimento della diplomazia ufficiale».
Occorre, dunque, che anche se in clamoroso ritardo, di questi Giochi del Mediterraneo si occupi la politica. E in fretta.
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