Il governo rivoluziona Bankitalia «Intesa sul mandato a termine»

Francesco Casaccia

da Roma

Accordo fatto. Il premier Silvio Berlusconi annuncia la fumata bianca sulla riforma della Banca d’Italia, anche se la Lega si mostra prudente. E nel Consiglio dei ministri di domani si deciderà pure sul mandato a termine per il governatore.
Berlusconi si affida a una battuta di spirito per comunicare l’intesa nella maggioranza, Lega compresa. «San Silvio da Arcore - dice - ha fatto un altro miracolo». Di conseguenza, la riunione di domani del governo dovrebbe essere risolutiva per cambiare le regole in Bankitalia. Il presidente del Consiglio precisa che l’incontro si aprirà con una relazione del ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco e poi «il Consiglio dei ministri assumerà una sua decisione». La proposta «sarà portata all’attenzione del Parlamento. Il Senato dovrà riunirsi presto per l’approvazione della legge sul risparmio». E già all’inizio della prossima settimana si riuniranno i capigruppo di Palazzo Madama per mettere a punto un calendario. Berlusconi aggiunge che la riforma riguarderà «anche i tempi del mandato del governatore, su cui ci sarà una proposta del governo che verrà comunicata al Senato». Il premier non entra nei dettagli. E sull’ipotesi di fissare un tetto di 70 anni di età per il governatore, Berlusconi dice che se ne parlerà domani in Consiglio dei ministri.
La riforma, comunque, dovrebbe prevedere un mandato a termine per il governatore di 8 anni e il trasferimento all’Antitrust delle competenze sulla concorrenza bancaria. Si discute anche sull’azionariato di Bankitalia. L’ipotesi di trasformarla in una fondazione controllata dal Tesoro e dagli enti locali troverebbe le resistenze delle banche, attuali azioniste dell’istituto di via Nazionale, ma anche del Quirinale che vedrebbe a rischio l’autonomia di Bankitalia. Siniscalco, comunque, ieri si è incontrato con Berlusconi e poi con il vicepremier, Gianfranco Fini, per illustrargli le misure allo studio. Restano alcune resistenze della Lega. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, precisa di non essere a conoscenza del documento e, quindi, «non ci può essere un assenso su una cosa che non abbiamo visto. Comunque - aggiunge - se lo dice Berlusconi sarà vero. Non so cosa arriverà in Consiglio dei ministri, vedremo venerdì. C’è un accordo di massima sulla necessità di riformare il sistema del credito in generale. Poi, però, bisogna vedere concretamente i contenuti della proposta». Contenuti che verranno illustrati oggi alla Lega. Solo dopo, «saremo in grado di dire con chiarezza la nostra opinione». L’importante, conclude Maroni, è che «la riforma non sia una lettera di licenziamento per Fazio ma una riforma con la “R” maiuscola».
Fazio ieri ha incassato un punto a proprio favore. Da Bruxelles si fa notare che, dai documenti esaminati finora non risulta che Bankitalia abbia agito in modo «discriminatorio» nei confronti delle Opa lanciate da Bbva e Abn Amro rispettivamente su Bnl e Antonveneta. La Commissione europea, comunque, precisa di non aver preso ancora una «decisione finale». Jonathan Todd, portavoce del commissario Ue alla Concorrenza signora Kroes, sottolinea, però, di non aver ancora raggiunto «una conclusione finale. Continuiamo a seguire la situazione in Italia. La Commissione deciderà in futuro se le autorità italiane hanno agito in modo incompatibile con i loro obblighi nei confronti del regolamento Ue sulle fusioni». E ieri Fazio è arrivato a Francoforte per partecipare alla riunione della Bce di oggi.

Il caso Bankitalia è stato al centro della cena informale tra i vari governatori che il numero uno della banca centrale del Lussemburgo, Yves Mesch, ha definito «una chiacchierata tra amici». E proprio sul riverbero della vicenda all’estero il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola spiega che «c’è forte imbarazzo perché l’immagine della nostra finanza ha subito un duro colpo da questa vicenda».

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