"Pozzallo o Palermo". Le Ong vogliono anche scegliere il porto di sbarco

Non solo ha continuato a operare dopo l'assegnazione del porto ma ora le Geo Barents pretende di indicare all'Italia dove sbarcare

"Pozzallo o Palermo". Le Ong vogliono anche scegliere il porto di sbarco

Il concetto di sovranità nazionale, almeno per quanto riguarda l'Italia, è evidentemente troppo distante dalla concezione distorta del mondo di chi opera sulle navi della flotta civile e gestisce le Ong dei migranti. Non si spiega in altro modo la pretesa di voler entrare in un porto arbitrariamente deciso che non è quello legittimamente indicato dalle autorità italiane per la Geo Barents, che ancora una volta vuol scegliere dove sbarcare i migranti recuperati nel Mediterraneo, dopo aver effettuato tre interventi, invece di uno, sfidando apertamente il governo. E nella sua nota, la Ong Medici senza frontiere indica due porti specifici in cui avrebbe piacere di attraccare, quello di Pozzallo e quello di Palermo, entrambi in Sicilia. "Ma avete avete amici a Palermo e Pozzallo, che volete sbarcare tutti lì?", chiede giustamente un utente davanti alla richiesta di Msf.

"Mentre gli altri posti sono significativamente più vicini alla nostra posizione attuale, l'Italia ci ha assegnato La Spezia come porto sicuro a seguito delle operazioni di soccorso effettuate dal nostro team. Perché non Pozzallo o Palermo?", si chiede la Ong, aggiungendo una mappa del Mediterraneo in cui si sono sbadatamente, ma non troppo, dimenticati di aggiungere Malta. Ma la nota di Medici senza frontiere continua: "Secondo il diritto internazionale, un liuogo sicuro dovrebbe essere assegnato 'con la minima deviazione dal viaggio della nave' e dovrebbe essere fatto ogni sforzo 'per ridurre al minimo il tempo delle persone soccorse, rimanere a bordo della nave che presta assistenza', ovvero il prima possibile".

Le navi Ong continuano ad appellarsi al diritto internazionale per giustificare i loro interventi in mare ma omettono di spiegare che queste norme sono state prodotte per regolare i salvataggi occasionali e non sistematici. Ma c'è di più, perché la minima deviazione del "viaggio della nave", che esiste per tutte le navi che si spostano da A a B, imporrebbe a loro di sbarcare in Tunisia. Ma va anche sottolineato che queste navi vanno nel Mediterraneo per la ricerca sistematica, non hanno una rotta prestabilita di movimento ma si muovono arbitrariamente, spesso "a bastone" davanti alla Libia per aspettare i barchini.

Quindi l'impianto che loro portano come sostegno alle loro tesi non ha valore, anche in ragione del fatto che gli interventi vengono fatti in zona Sar libica da navi battenti bandiera straniera, in questo caso norvegese. L'Italia non avrebbe alcuna autorità specifica ma agisce in rispetto dell'obbligo di soccorso. Ma nel momento in cui le navi non fanno richiesta ai porti dei due Paesi più vicini, Malta e Tunisia, il marittimista Giuseppe Loffreda ha spiegato che l'Italia ha l'autorità e il diritto di assegnare alla nave il porto che preferisce. Anche Ventimiglia, se necessario. Una scelta che viene fatta dal governo del Paese non solo in relazione ai bisogni dei migranti che viaggiano sulle navi delle Ong ma soprattutto della sicurezza nazionale.

Ed è proprio sulla base di quest'ultimo principio che il ministro Matteo Piantedosi ha firmato il suo decreto, al quale le Ong sono tenute a sottostare se vogliono sbarcare in Italia.

Ieri, la nave Geo Barents ha effettuato altri due interventi dopo l'assegnazione del porto di La Spezia, il che potrebbe tratteggiare gli estremi per una violazione in quanto ha ritardato la partenza verso il Pos assegnato. Saranno prefetto e autorità di polizia, ma solo dopo l'arrivo nel porto assegnato, ad accertare eventuali irregolarità nella condotta della Geo Barents, stando a quanto riferito dal Viminale.

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