Il suo capolavoro: zero ribaltoni e italiani con lei

Niente crisi o rimpasti. Lo scorno della sinistra che voleva farla cadere

Il suo capolavoro: zero ribaltoni e italiani con lei
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Guardo le loro facce immobilizzate nella smorfia del progressista, pirla e scornato, e godo. Brindo al miracolo di Giorgia Meloni. Due anni a Palazzo Chigi senza crisi sotterranee, senza necessità di rimpasti, senza corse al Quirinale annunciando l'arrivo di qualche brandello di partitino per sostituire transfughi. Mai successo prima. È un record. Pensiamo all'ottobre di due anni fa. I progressisti avevano scommesso sul suo prematuro fiasco. Avevano digerito le prime settimane: la famosa luna di miele. Si sapeva che per qualche tempo sarebbero state rose e confetti. Il problema è che questa intesa con il popolo italiano resiste. Lo dicono i sondaggi, ma è un affetto che si respira a casa propria con i parenti e in quella degli altri con gli estranei.

Non è stata una scappatella quella del popolo italiano con Giorgia. La gente all'inizio era stata affascinata dalla sua bella storia, niente pappa facile, il lavoro di sera come baby sitter per studiare e fare politica in periferia. Adesso il legame è basato non sull'effervescenza della sorpresa ma sui risultati comunicati alla gente con una spontaneità che non ha nulla di teatrale, con una trasparenza della sua vita pubblica e privata che le permettono di ripetere «Non sono ricattabile».

Loro i progressisti - avevano messo sotto il sedile della prima presidente del Consiglio donna un pacco bomba su misura, ed erano sicuri sarebbe esploso, consegnandola alla pattumiera della politica. Un lavoro a due livelli. In Europa e in America la sinistra aveva diffuso la leggenda sul suo essere «fascista, anzi nazista dentro»,

come certi intellettuali hanno sibilato ai loro colleghi d'Oltralpe e d'Oltreoceano. All'inizio qualcuno ci è cascato, poi sono stati i giornali più accreditati a elogiarla, a partire dall'Economist arrivando persino al New York Times.

In Italia per affondarla hanno usato l'aggressione ideologica e quella del gossip. Insistono. Ma non hanno nemmeno scalfito il basamento del suo consenso. Il quale, anzi, cresce più si capisce la pretestuosità degli attacchi. Ma come? Ogni due per tre si sostiene l'imminente scomunica dell'Europa contro il governo razzista e omofobo. La magistratura si danna per scardinarne la legittimità in quanto crudele con i clandestini. Erano convinti di riuscire a espellerla da Palazzo Chigi con le solite armi alternative alla democrazia, cui sono avvezzi.

Berlusconi salì al governo nel 1994 avendo dalla sua il voto degli italiani e trovandosi contro l'establishment, e quel fascio (sì, molto fascio) di poteri forti che muovono le leve di giustizia, economia, informazione riuscì a cacciarlo in otto mesi. Fu messo nel sacco dall'alleanza di Corriere della Sera (di proprietà Fiat-Agnelli) e procura di Milano.

Stavolta niente ribaltoni, siamo Meloni, e ci dispiace per i rosiconi.

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