Avanti al centro e grandi manovre per costruire il terzo polo. Anche a Milano l’Udc si muove per convincere i «futuristi» di Gianfranco Fini ad accettare un’alleanza in grado di correre da sola contro Letizia Moratti e il candidato del centrosinistra che uscirà vincente dalle primarie del 14 novembre. E per riuscirci si gioca un pezzo da novanta. Il prefetto Achille Serra, un’inappuntabile carriera ai vertici della polizia prima di una travagliata storia politica partita da Forza Italia, transitata per il Partito democratico e oggi approdata all’Udc. Con Serra che, come condizione per questo passaggio alla corte di Pier Ferdinando Casini, avrebbe posto proprio la candidatura a sindaco di Milano. Non il massimo della coerenza, ma il nome di Serra è uno di quelli che pesano. E potrebbero pesare in un elettorato di centro, lasciato magari in libera uscita da una vittoria dell’ultrasinistro avvocato Giuliano Pisapia nella corsa interna al centrosinistra.
Arriva Serra, dunque, e sembra aver già sbaragliato le altre due ipotesi in campo. A cominciare da quella dell’ex sindaco e oggi europarlamentare Gabriele Albertini la cui melina comincia a indisporre i centristi. E per il quale l’arrivo di Silvio Berlusconi mercoledì a Milano potrebbe significare il ritiro dal voto-mercato con la promessa di un posto da senatore. Ma anche la presidenza della mega società A2A (anche se per questo sembrano essere già scaduti i termini per le dimissioni a Bruxelles) o un ruolo di prestigio in Edison. Ma l’intenzione dell’Udc è anche svecchiare l’immagine del partito ancora legata alla vecchia Dc. «Per questo - assicurano al quartier generale lombardo - la candidatura di un giovane come Manfredi Palmeri potrebbe essere perfetta». Preparato, equilibrato, bravo in campagna elettorale potrebbe essere l’uomo giusto da usare per convincere i ribelli di Futuro e libertà ad abbandonare la Moratti e scegliere la corsa solitaria. Un azzardo, ma anche l’unico modo per cercare di cominciare a costruire una prospettiva politica per chi non si riconosce più nel Pdl. Riassumendo. A Milano vorrebbero far correre il giovane Palmeri, ma alla fine sarà Roma a decidere. E lì l’accordo su Serra sembra già chiuso.
«Non voglio confondermi con gente che si vende per tre mozzarelle», diceva Serra a settembre a Palazzo Madama al momento di lasciare il Pd e passare all’Udc. «Me ne vado, senza sbattere la porta» annunciò il senatore, eletto in un collegio della rossa Toscana. «Ho aspettato la fiducia (il voto di fiducia al governo Berlusconi, ndr) per non essere coinvolto in questo squallido e vergognoso mercato parlamentare. Sia ben chiaro, nessuno mi ha cercato. Sono stato io a cercare l’Udc». Serra aveva sottoscritto il famoso «Documento dei 76», quello dei veltroniani. «Ma dopo due giorni era tutto un volemose bene». E lui se ne andò. Come l’ex questore di Milano e prefetto di Firenze e Roma se ne andò da Forza Italia dopo essere stato eletto alla Camera nel 1996.
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