Cita Orwell e dedica un’ampia citazione da 1984 per riadattare ai giorni nostri l’immaginario Rito dell’Odio. E ancora: si rifà agli anni di piombo per paventare addirittura un attentato ai suoi danni come ipotetico frutto della campagna di aggressione che denuncia da parte di politica e media. È il solito Beppe Grillo che, vittima delle sue manie di persecuzione, spera nel martirtio mediatico per incidere maggiormente alle prossime elezioni. "Il rito quotidiano dell’Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al MoVimento 5 Stelle e dei miei collaboratori sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente", scrive sul blog il comico genovese attaccando a testa bassa quei media che, negli ultimi mesi, lo hanno sempre considerato con un occhio di riguardo.
Non è la prima volta che Grillo va all'attacco. Basta una mezza critica per farlo imbestialire, per spingerlo a usare la rete e il blog come un'arma nucleare. Contro tutto e tutti: basta dire o scrivere una mezza parolina contro il guro del Movimento 5 Stelle per far scatenare l'inferno. Già dopo l'attentato alla scuola "Morvillo" di Brindisi, Grillo aveva parlato di terrorismo, schegge impazzite nell'apparato statale e segreti: "Furono le bombe del Pac di Milano, dei Georgofili a Firenze allora a precipitarci in un ventennio infame di cui stiamo pagando le conseguenze e a impedire ogni cambiamento. Spero che Brindisi, che segue l'attentato ad Adinolfi a Genova, non sia l'inizio di una militarizzazione del territorio, di leggi speciali, di neo terroristi e di depistaggi. Cui prodest questo attentato?". Manie di protagonismo o manie di persecuzione? Non si sa. Sta di fatto che oggi il comico genovese è tornato a sparare contro i media con accuse pesantissime. "Lo scopo è quello, chiaro, di creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo", spiega accusando i critici perché "non discutono mai nel merito, ad esempio del Programma del M5S, insultano, fomentano con l’obiettivo di isolare, infamare, distruggere".
"E dopo? Cosa verrà dopo?", si domanda Grillo che passa a fornire anche uno scenario. "Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale? L’informazione - incalza - sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere, come avvenne negli anni di piombo. Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina. Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere". Sostituendo il suo al nome dell’Emmanuel Goldstein creato dalla penna di George Orwell, Grillo racconta allora di quel "rito dell’Odio era cominciato. Come al solito, la faccia di Beppe Grillo, il Nemico del Popolo, era apparsa sullo schermo. S’udì qualche fischio, qua e là, fra i presenti. La donnetta dai capelli color sabbia diede in una sorta di gemito in cui erano mescolati paura e disgusto. Grillo era il rinnegato. Durante il suo secondo minuto, l’Odio arrivò fino al delirio. La gente si levava e si rimetteva a sedere con gran rimestio, e urlava quanto più poteva nello sforzo di coprire il belato di quella voce maledicente che veniva dallo schermo. La donnetta dai capelli color sabbia era diventata rossa come un peperone e apriva e chiudeva la bocca come un pesce tratto fuor d’acqua. Una bruna aveva cominciato a strillare: 'Porco! Porco! Porco!'". Qui arriva un’altra interpolazione grillista, che aggiunge agli insulti della folla dei non casuali populista, fascista, assassino ed evasore. In realtà, se si va a dare un'occhiata alla stampa (nazionale e internazionale), il leader del Movimento 5 Stelle è sempre stato trattato coi guanti. Se sul Fatto Quotidiano l'endorsement di Marco Travaglio è stato messo nero su bianco, sul Corriere della Sera e su Sette non è mai mancato lo spazio per mettere in luce Grillo & Co.
Basti citare la lettera (senza replica) di Gianroberto Casaleggio. Anche Repubblica non ha mai avuto la mano pesante con i grillini, verso i quali ha sempre nutrito una certa simpatia senza mai, però, urtare i nervi a qualche notabile del Partito democratico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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