Guarda come i conservatori conservano bene la natura

Un libro di Santolini denuncia il rapace ecofascismo ma dimentica i pensatori di destra attenti a questo tema

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Lo spettro del fascismo continua ad aggirarsi per l'Europa grazie a un prosperoso marketing editoriale che furbescamente seguita ad affilare gli artigli.

Ora è il turno di una nuova creatura, gli «ecofascismi», realtà politica e culturale che, come racconta Francesca Santolini (Ecofascisti. Estrema destra e ambiente, Einaudi, .120), starebbe giocando un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche politiche sia del vecchio continente sia negli Stati Uniti.

Dopo averlo negato per lungo tempo, il radicalismo di destra avrebbe finalmente riconosciuto il cambiamento climatico ma per utilizzarlo come volgare copertura ideologica al fine di giustificare follie identitarie, xenofobia e razzismo. Si sarebbe infatti appropriato dei fondamentali teorici di una ecologia che subisce reali minacce da una super-progredita società industriale attribuendone però la colpa alle migrazioni, e il tutto all'interno di «una connessione tra il cospirazionismo, il suprematismo e una vita verde».

Le radici sarebbero rintracciabili in più fronti culturali dove «l'idea aberrante, ma ampiamente argomentata nel tempo, della convergenza tra purezza razziale e concetto di ambiente è parte del più vasto concetto di patria».

Senza mai dichiararlo esplicitamente viene qui rilanciato il vetusto assioma tra fascismo storico, radicalismo politico, violenza civile, cultura conservatrice e destre di governo in un turbine di contraddizioni che oscilla tra il noioso e il petulante al fine di mettere il lettore di fronte all'ennesima riproposizione della reductio ad Hitlerum di Leo Strauss.

La premessa è quella di sempre: «il fascismo, o qualcosa di molto simile, potrebbe accadere di nuovo. Le sue forme future forse sembreranno avere poco a che fare con il regime fascista che abbiamo conosciuto in Italia un secolo fa. Ma non dobbiamo dimenticare le infinite sfaccettature delle politiche autoritarie».

Ecco perché permane il tentativo di utilizzare ogni possibile strumento retorico e lessicale per denigrare un posizionamento culturale dissonante rispetto al proprio, in modo da alimentare una comparazione fallace tra elementi disparati e alterare anche nella sostanza ogni possibile contraddittorio.

Santolini parla infatti di una peculiare miscela di conservatorismo e repressione fortemente radicata in una «visione naturalizzata della società italiana» dove come accadeva nel ventennio l'ecofascismo non rinuncia alla connessione tra la natura e la razza all'interno di un universo dove si intreccia suprematismo bianco, cibo biologico, fascinazione per i vichinghi e teorie cospirazioniste. Dove, per paradosso, è possibile sovrapporre Evola a Scruton, le destre neoatlantiste a Unabomber e così via.

Cita Jake Angeli («lo sciamano di QAnon»), uno dei leader dell'assalto a Capitol Hill, noto per aver indossato un copricapo con corna di bisonte che, dopo l'arresto, rifiutò di mangiare i pasti serviti in prigione perché preparati con cibi non biologici. Quindi, il procuratore generale repubblicano dell'Arizona che chiese di costruire un muro al confine per fermare i migranti in arrivo dal Messico, perché persone che «emettono sostanze inquinanti, come l'anidride carbonica e altri gas serra nell'atmosfera»; o ancora, Santiago Abascal, leader di Vox, che chiede il ritorno ad una «Spagna verde, pulita e prospera». Per tentare poi un volo carpiato fino all'inizio del secolo scorso, al moto nazista «Blut und Boden» (sangue e terra), in cui la prospettiva ecologica, l'importanza della natura, di un'alimentazione sana e di cibi naturali aderirono a dottrine antisemite.

Fatti e dichiarazioni reali, ma premesse sbagliate sotto il profilo della logica più elementare al pari di connessioni implicite ancor più azzardate. In primo luogo perché alimentano una paura rispetto ad un mondo, quello del radicalismo politico che, pur proponendo teorie spesso bislacche e pericolose, è irrilevante sotto il profilo sociale, quasi nulla sul fronte dei consensi e trascurabile su quello culturale.

E poi perché si fraintende - degradandola al kitsch e al radicalismo - la connessione tra identità, patriottismo e ambiente in questo modo rischiando di trascinare in una sorta di miscuglio eterogeneo anche pensatori fondamentali come magari Edmund Burke, che vedeva la società non come un contratto tra i vivi ma sodalizio che unisce i vivi, i nascituri e i morti in una linea di continuità tra territorio e persone. La stessa di Scruton il quale ricolloca il fronte ambientalista nella tradizione conservatrice dell'Europa: «C'è una ragione nascosta che chiamo oikophilia, che in greco vuol dire amore per la casa.

Conosciamo l'oikos attraverso le parole economia e ecologia. L'enfasi conservatrice sull'economia è più sensata se riportiamo l'oikos nell'economia. Io credo che il problema ambientale nasca nel momento in cui la gente cessa di vedere l'ambiente circostante come una casa».

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