Gelo, buio, armi e morale: così il Generale Inverno rivoluzionerà il conflitto

Senza elettricità l'Ucraina è alle corde, ma ai russi mancano anche le divise per i soldati

Gelo, buio, armi e morale: così il Generale Inverno rivoluzionerà il conflitto

Ottocento anni fa salvò dai mongoli il regno «rus» di Kiev. Nel 1212 sconfisse Napoleone alle porte di Mosca. E 80 anni fa inchiodò i tedeschi a Stalingrado. La chiamano «Rasputitsa». É la stagione del «Generale Fango» e del «Generale Inverno». Il campo di battaglia inizia a obbedire ai loro ordini già a fine novembre quando piogge e rovesci trasformano le strade in torrenti di melma capaci d'inghiottire interi eserciti. É la stagione della guerra morta. Al suo arrivo i mille e cento chilometri di fronte russo-ucraino che da Kherson risalgono fino alle provincie nord-orientali del Lugansk si trasformeranno in un'immota linea trincerata dove ogni movimento diventerà arduo o impossibile. E a fine dicembre sarà la volta del «Generale inverno». Allora bufere siberiane e temperature a meno venti ricompatteranno i fiumi di fango trasformandoli in viscidi lastroni di ghiaccio. Lì i mezzi non sprofonderanno, ma gli uomini lotteranno con il gelo e le malattie oltre a muoversi in distese senza ripari e coperture.
Il primo a ricordarsene è stato, ai primi di ottobre, il generale Sergei Surovikin. Davanti alle difficoltà incontrate nell'addestrare, attrezzare e spostare i 300mila riservisti chiamati a rinforzare le linee del Donbass il comandante russo ha scelto di farsi amici «Rasputitsa» e i suoi generali.

La prima mossa è stata l'annientamento delle centrali elettriche ucraine. Una mossa che renderà molto più complessi i rifornimenti, le comunicazioni e il funzionamento delle apparecchiature elettroniche ricevute dall'Occidente. Tutto questo toglierà agli ucraini la mobilità rivelatasi decisiva sul fronte di Kharkiv e la possibilità di sfruttare al meglio i più efficienti armamenti occidentali come i sistemi missilistici Himars condannati all'immobilità da gelo e fango. E questo metterà a dura prova non solo il morale dei combattenti, ma anche quello dei civili condannati ad un buio e rigido inverno. Secondo Volodymyr Zelensky i danni subiti da quasi la metà delle infrastrutture energetiche lascerà milioni di persone in balia di continui black out. Una situazione con cui - secondo Sergey Kovalenko, responsabile di Yasno principale fornitore privato di energia - gli ucraini dovranno convivere almeno fino alla fine di marzo. Una situazione che - ricorda il Commissario alla politica estera Ue Josep Borrell - minaccia di bloccare le infrastrutture di carico e scarico nei porti rendendo impossibili «le esportazioni di prodotti alimentari».

Certo anche per i russi non sarà facile. Non a caso Surovikin ha scelto di abbandonare Kherson, affidare al fiume Dniepr la demarcazione del fronte sud-occidentale e spostare migliaia di uomini chiamati a rafforzare le postazioni del Lugansk e del Donetsk. L'immobilità della «Rasputitsa» sarà determinante soprattutto nel Donetsk. Qui Surovikin guarda alla fine di febbraio. In quel momento il tanto atteso schieramento dei 300mila mobilitati e la ripresa della guerra di movimento potrebbero consentirgli una complessa controffensiva per la conquista di quel 45 per cento dei territori dell'oblast ancora in mano Ucraina. La mossa consentirebbe a Mosca di dichiarare vittoria e avviare una trattativa. Ma anche i piani russi non possono esimersi dal fare i conti con le insidie del «Generale Inverno».

Anche perché chi sta al freddo e soffre le insidie del gelo fa i conti con il basso morale dei propri soldati. E da questo punto di vista il vantaggio sembrerebbe dalla parte degli ucraini. Per garantire calzature e divise invernali alle truppe già al fronte e ai 300mila mobilitati Surovikin (si parla di una nuova possibile mobilitazione di almeno 500mila uomini) ha dovuto attendere l'arrivo di attrezzature spedite in fretta e furia dalla Bielorussia.

O, peggio, lasciare che i soldati dipendessero dalle collette, lanciate su Telegram dai blogger decisi a sostenere lo sforzo bellico del Cremlino. Gli ucraini, al contrario, possono contare su 500mila divise invernali arrivate dal Canada, 25mila fornite dalla Gran Bretagna e altro materiale promesso dalla Germania.

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