Ormai di dubbi ne rimangono ben pochi: il quarto giorno di battaglia nel Kursk conferma la volontà di Kiev di incrementare gli sforzi per portare la guerra sul territorio russo, con l'obiettivo di trarne vantaggio attorno a un futuro tavolo di trattative. Valutazione rinsaldata anche dal massiccio attacco di droni che ha colpito ieri mattina un aeroporto militare nella regione russa di Lipetsk, a circa 300 km dal confine. Il raid ha provocato un incendio che ha danneggiato i depositi di bombe aeree guidate e diverse strutture nelle vicinanze dell'aerodromo. Tutto questo mentre sui social circolano le immagini di una colonna russa di tank distrutta da un attacco ucraino sulla città di Rylsk.
Gli analisti di mezzo mondo commentano con sorpresa i successi delle truppe di Syrsky, che in meno di 100 ore sono penetrate per più di 30 km in Russia, mentre i soldati di Mosca, dopo 898 giorni di battaglia, non hanno mai oltrepassato il Donbass per più di 25. Con la copertura dei primi F-16, l'utilizzo di mezzi corazzati e missili americani e britannici, il supporto degli specialisti di guerra elettronica (ieri nel Tursk ci sono stati tre attacchi informatici) e dell'intelligence occidentale, l'avanzata ha assunto la consistenza di un'offensiva su larga scala.
Putin è furioso: ha innalzato l'emergenza da regionale a federale, convocando una riunione urgente al Cremlino. Lo zar vorrebbe silurare il generale Gerasimov e il ministro della guerra Belousov. Il leader russo si starebbe mordendo le mani per aver giubilato Shoigu, ma soprattutto attende chiarimenti dal leader ceceno Kadyrov e dai miliziani Achmat, assoldati proprio per proteggere i confini con il Donbass. I servizi segreti della Bielorussia sostengono che i ceceni hanno preso denaro per «guardare altrove» all'alba del 6 agosto. Chi invece giura fedeltà a Putin è il battaglione dell'ex Wagner, in rientro dal Mali. «Siamo pronti a proteggere il popolo russo e a resistere fino all'ultima goccia di sangue», dice il comandante Pikalov.
Nel Tursk il 99° battaglione meccanizzato ha messo le mani (e issato il drappo gialloblù) sulla stazione di transito del gasdotto di Sudzha, impianto che trasporta la metà del gas russo esportato in Europa. Il «sequestro» ha già provocato un forte incremento dei prezzi e i lavori di manutenzione presso strutture in Norvegia potrebbero aggravare la situazione. La stima arriva da funzionari di Gazprom. Blogger russi anti-Putin affermano inoltre che gli ucraini stanno per assediare la centrale atomica a quattro reattori situata sulla riva del fiume Seym della cittadina Kurcatov, a circa 40 km a ovest di Kursk. È una delle tre centrali nucleari più grandi della Russia e una delle maggiori produttrici di elettricità del Paese.
Prima di sistemare i problemi in casa, Putin però vuole impartire una severa lezione a Kiev, colpendo pesantemente l'area di confine del Sumy con i micidiali caccia Su-34. La polizia ucraina ha affermato che circa 20mila civili dovranno essere evacuati da una trentina di insediamenti, in forte aumento rispetto alla precedente stima di 6mila.
Ieri la vendetta di Mosca si è abbattuta sull'Ucraina con un attacco di missili X-38 contro un supermercato di Kostyantynivka, nel Donetsk. Dalle macerie dell'ala bombardata sono stati estratti 16 cadaveri, i feriti sono più di 50.
Nel tardo pomeriggio le forze speciali ucraine hanno condotto un'operazione anfibia a Capo Kinburn, lembo di terra occupato dai russi che si affaccia sul Mar Nero. L'ha rivendicato l'intelligence militare del Gru, secondo cui nell'operazione sono stati distrutti 5 veicoli blindati russi ed eliminati 15 soldati.
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