Razzi dal Libano, uccisa una donna. Israele: "Ora raid estesi"

Gli attacchi missilistici dei terroristi sciiti hanno causato anche la morte di un militare e il ferimento di altre quindici persone. Per il ministro Itamar Ben Gvir "questa è guerra". Si teme l'escalation

Razzi dal Libano, uccisa una donna. Israele: "Ora raid estesi"
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Venti di escalation tra Israele e Libano. Mercoledì 14 febbraio, gli attacchi missilistici di Hezbollah verso le regioni settentrionali dello Stato ebraico hanno causato la morte di una donna e di un soldato nella città di Safed, oltre al ferimento di altri sette civili e otto militari. In risposta a questo ennesimo assalto, l’esercito dello Stato ebraico ha comunicato che gli aerei da combattimento dell’aeronautica militare hanno dato il via a “raid estesi” contro il Paese dei Cedri, sollevando il timore che gli scontri a bassa intensità tra l’esercito israeliano e i terroristi sciiti possano trasformarsi entro breve in un conflitto su larga scala.

"Gli aerei da guerra israeliani hanno iniziato a compiere un vasto attacco in territorio libanese", ha scritto il portavoce militare Daniel Hagari su X. Sul loro canale Telegram, le Idf hanno riferito di aver preso di mira le aree di Houla, Khilat al Daba, Yaroun, Meiss el Jabal, Yarine e Shikhin, nel sud del Paese. Caccia con la stella di David hanno colpito anche strutture del Partito di Dio a Ramyah, mentre l’artiglieriaha sparato verso diverse località del Libano meridionale”. In merito alla questione, il membro del gabinetto di guerra Benny Gantz ha dichiarato che "coloro che stanno dietro i lanci di missili e razzi dal Libano non sono solo Hezbollah o fazioni terroristiche. La responsabilità ricade anche sul governo e sullo Stato libanesi, che consentono tali azioni dal loro territorio". Al termine delle operazioni, l'esercito ha affermato di aver bersagliato edifici militari, depositi di armi, infrastrutture terroristiche e obiettivi legati alla forza Radwan, un'unità speciale degli Hezbollah.

Commentando l’escalation al confine, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itmar Ben Gvir ha affermato che l’attacco su Safed equivale a una dichiarazione di guerra: “Questa è guerra. È ora di lasciarsi alle spalle la 'concezione’ anche nel Nord". Il riferimento fatto dal rappresentante del governo di emergenza è all’idea spazzata via dai massacri del 7 ottobre che Hamas fosse una forza stabilizzatrice a Gaza, e al disinteresse per la guerra. Secondo il Times of Israel, i critici di questo pensiero sostengono che Israele stia continuando a trattare gli Hezbollah come un nemico razionale e che il Paese non aprirà un fronte con loro a meno che non venga eccessivamente provocato. L’emittente Channel 12 ha riferito che Ben Gvir ha chiesto un incontro urgente con il premier per discutere della situazione.

Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, i terroristi sciiti libanesi hanno dato il via ad una serie di attacchi con missili, droni e mortai contro le postazioni israeliane e gli insediamenti vicini alla Linea blu.

Il governo di Tel Aviv ha fatto allontanare dalle zone a rischio circa 80mila persone, ma molti alti ufficiali israeliani hanno dichiarato che la situazione dovrà cambiare nel prossimo futuro, in modo che gli sfollati possano tornare nelle loro case in condizioni di sicurezza. Venerdì 9 febbraio il generale a capo delle truppe stanziate a nord, Ori Gordin, ha dichiarato che le Idf “a prepararsi per l'espansione della guerra e andare all'offensiva” contro gli Hezbollah.

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