Israele sotto attacco. Le Idf: "Al momento non rispondiamo". Ma i piani sono pronti

Il governo di Tel Aviv ha deciso di intraprendere un'azione di ritorsione contro l'Iran. La portata dell'operazione è stata decisa durante il gabinetto di guerra. Crescono i timori per un'escalation incontrollata

Israele sotto attacco. Le Idf: "Al momento non rispondiamo". Ma i piani sono pronti
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Israele risponderà all’attacco dell’Iran. Le pressioni dell’amministrazione Biden sembrano non essere riuscite a distogliere Tel Aviv dall’idea di reagire al bombardamento effettuato da Teheran con missili e droni nella notte tra il 13 e il 14 aprile. La notizia è stata diffusa dalla Cnn, che ha citato un alto funzionario dello Stato ebraico. La risposta non sarà però immediata. Il premier Netanyahu ha infatti scartato questa opzione, voluta da diversi membri dei vertici della sicurezza, dopo essere stato persuaso dal leader della Casa Bianca.

La portata della ritorsione è stata determinata dal gabinetto di guerra riunitosi nel pomeriggio di domenica 14 aprile, ma non è stata specificata né una data, né quali saranno gli obiettivi. Il portavoce delle Idf Daniel Hagari ha inoltre affermato che "al momento non intendiamo estendere le operazioni militari israeliane. Hamas e l'Iran vogliono incendiare il Medio Oriente e intensificare l'escalation nella regione". Il premier Netanyahu ha inoltre deciso di rinviare l'operazione militare prevista a Rafah. Venerdì 12 aprile, i vertici della sicurezza avevano approvato un piano d'azione in caso di attacco. Non è noto se esso sia stato messo da parte dopo le insistenze di Washington o se sarà seguito nell'operazione di ritorsione. Sconosciuti sono anche gli obiettivi del raid: potrebbero essere gli impianti dove le forze di Teheran stanno sviluppando il loro programma nucleare, installazioni militari o anche obiettivi legati ai pasdaran al di fuori della Repubblica islamica, in Siria, Libano o Iraq.

La decisione di Israele rischia di dare il via a una spirale di eventi che potrebbe portare alla guerra aperta tra le due parti. Il capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane ha dichiarato in mattinata che per il regime degli ayatollah il contenzioso con Tel Aviv era da considerarsi chiuso, ma che "se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta dell’Iran sarebbe notevolmente più severa". Il presidente Ebrahim Raisi ha affermato che "nuova aggressione contro gli interessi della nazione iraniana sarà accolta con una risposta più pesante". Inoltre, se gli Stati Uniti dovessero intervenire attivamente a fianco dell'alleato in operazioni difensive o offensive, anche i loro asset nella regione sarebbero considerati obiettivi legittimi. Il ministro degli Esteri iraniano Hosein Amirabdollahian ha dichiarato che "nel caso in cui lo spazio aereo o il territorio di questi Paesi (Stati mediorientali, ndr) venissero utilizzati dagli Stati Uniti per difendere e sostenere il regime di Tel Aviv, la base americana in quel Paese sarà inevitabilmente attaccata". La Casa Bianca ha ribadito più volte che sarà al fianco della nazione ebraica solamente a scopo difensivo e che non prenderà parte ad azioni ostili contro la Repubblica islamica. Se però i pasdaran dovessero prendere di mira basi dell'esercito americano, la situazione potrebbe cambiare. Il presidente Biden ha inoltre affermato di non ritenere che un attacco israeliano porterà a una guerra più ampia.

Nelle ore successive all'attacco, sono arrivate da più parti inviti alla moderazione. Paesi europei, Vaticano, Russia, Cina, Egitto, Giordania e Turchia hanno chiesto di evitare ulteriori escalation e cercare la via della mediazione. Appelli, anche questi, inascoltati da Israele. Il premier Benjamin Netanyahu ha più volte dichiarato che le Idf avrebbero colpito "chiunque ci farà del male". Nei giorni scorsi, in preparazione ai raid di Teheran, era stato dato l'ordine di mobilitare i riservisti e tenere pronta l'aviazione.

L'attacco iraniano ha avuto risultati molto modesti, visto che il 99% dei droni e dei missili sono stati intercettati. Resta da vedere dunque se Tel Aviv opterà per una risposta distruttiva o attacchi mirati di portata limitata.

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