"Canale parallelo per parlare all'esercito": cosa c'è dietro la mossa di Zelensky

Fonti ucraine parlano di canali di comunicazioni paralleli tra il presidente e alcuni rami dell'esercito, circostanza che starebbe contribuendo a far aumentare i malumori del comandante in capo delle forze ucraine

"Canale parallelo per parlare all'esercito": cosa c'è dietro la mossa di Zelensky
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Il 29 novembre scorso sulle colonne del The Economist si è apertamente parlato di scontro a proposito dei rapporti tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il capo di stato maggiore dell'esercito, Valerii Zaluzhny. Nelle scorse ore su Ukrainska Pravda sono emersi alcuni retroscena. In particolare, fonti sentite dal quotidiano ucraino hanno parlato dell'esistenza di canali comunicativi paralleli tra Zelensky e rami dell'esercito. In tal modo, il presidente scavalcherebbe lo stesso Zaluzhny con quest'ultimo sempre più ai margini e con sempre meno campo di azione.

Cosa succede tra Zelensky e Zaluzhny

Il nodo della questione è rappresentato da quelle che, secondo il capo di stato maggiore, sarebbero delle vere e proprie intrusioni di campo da parte di Zelensky. Il presidente ucraino, come raccontato da Ukrainska Pravda, avrebbe canali diretti di comunicazione con alcuni membri importanti delle forze armate. A partire dal comandante delle forze di terra, Alexander Syrsky, e dell'aeronautica Nikolai Oleshchuk.

“Vedi - si legge in una dichiarazione raccolta dal quotidiano ucraino e attribuita a una fonte vicina a Zaluzhny - a volte si ha l'impressione che Zelensky abbia due tipi di forze armate: quelle “buone”, comandate da Syrsky e altri favoriti, e quelle “cattive”, che sono subordinate a Zaluzhny. Questo è molto demotivante per il comandante in capo e, soprattutto, interferisce con il comando dell'intero esercito."

Non è la prima volta che si parla di contrasti tra il presidente e il comandante in capo. Lo si vede anche dalle recenti dichiarazioni rese dai due a proposito della controffensiva. Secondo il comandante dell'esercito, l'azione di Kiev è arrivata a una fase di stallo e il fronte è diventato oramai teatro di una guerra di logoramento e di attrito. Per il presidente invece, la controffensiva può e deve andare avanti anche perché ha escluso qualsiasi tipo di trattativa con i russi.

Una divergenza palese e resa ancor più grave dal fatto di essere di pubblico dominio, non più quindi confinata alle indiscrezioni e alle voci di corridoio. Zaluzhny, sentendosi scavalcato, al momento non avrebbe ben chiaro il suo ruolo. Il rischio potrebbe essere, nell'immediato, quello di una forte confusione all'interno dell'esercito. Nel lungo periodo invece, potrebbe profilarsi un braccio di ferro tra Zaluzhny e Zelensky. Un braccio di ferro politico, volto quindi a guadagnarsi le simpatie da parte degli elettori.

Il caso della battaglia di Bakhmut

Due visioni differenti e due strategie molto dissimili: i contrasti tra presidente e capo di stato maggiore avrebbero questi due elementi quali principale base. Lo si è visto anche in occasione dei fatti riguardanti Bakhmut. Nei giorni in cui i russi hanno ripreso parte dei territori guadagnati a inizio estate dagli ucraini, negli ambienti vicini a Kiev è trapelato un vero e proprio scontro tra l'apparato politico e quello militare. Con i comandanti più vicini a Zaluzhny che hanno accusato Zelensky di aver impartito ordini di mero significato politico.

Nello specifico, i militari avrebbero più volte avvertito il governo che provare a riprendere Bakhmut era molto difficile e non avrebbe comportato alcun vantaggio strategico nella guerra. L'accusa rivolta a Zelensky quindi è quella di aver agito solo per scopi politici, senza ascoltare i consigli dei generali. Lo scontro tra queste due distinte visioni potrebbe essere solo all'inizio. Con il presidente ucraino che in almeno un'occasione ha lanciato sospetti sulle velleità politiche di Zaluzhny.

"Se c'è qualcuno in ambito

militare che desidera impegnarsi in politica - ha dichiarato Zelensky il 21 novembre sul The Sun - non dovrebbe essere coinvolto in guerra". Un'allusione, neppure troppo ambigua, all'attuale capo di stato maggiore.

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