Nessun dietro-front dopo la minaccia di Putin di un imminente dispiegamento di armi tattiche nucleari in Bielorussia. Anzi, Mosca ci mette il carico, cavalcando la paura di chi considera reale la minaccia del presidente russo. «La reazione dell’Occidente non influirà sui nostri piani», spiega il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Mentre la Cina chiede «sforzi diplomatici» per una soluzione pacifica della crisi, il prossimo 6 aprile Putin incontrerà il presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Insieme i due leader presiederanno una riunione del Consiglio supremo del cosiddetto Stato dell’Unione, cioè il patto di collaborazione tra i due Paesi. Il segretario del consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, accusa intanto il Cremlino di aver preso la Bielorussia come «ostaggio nucleare».
Un altro avvertimento, più che mai esplicito, arriva anche dal segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev: «La Russia ha le armi per distruggere qualsiasi nemico, inclusi gli Stati Uniti, se la sua esistenza fosse minacciata». In un’intervista al quotidiano statale Rossiiskaya Gazeta Patrushev mostra il volto di un Paese per nulla intimorito, recapitando un chiaro messaggio a Washington: «I politici americani intrappolati dalla loro stessa propaganda hanno fiducia che, in caso di conflitto diretto con la Russia, gli Stati Uniti siano in grado di lanciare un attacco missilistico preventivo, dopo il quale la Russia non sarà più in grado di rispondere.
Questa stupidità è miope e molto pericolosa». Per il segretario del Consiglio di sicurezza russo, di fatto i Paesi Nato sono parte del conflitto e inviando armi, munizioni e informazioni alle forze ucraine vogliono solo prolungarlo più a lungo possibile, sconfiggere la Russia e portare ad un’ulteriore divisione. Il presidente russo ha detto che fornendo armi a Kiev l’Occidente «ha oltrepassato tutte le linee rosse». Proprio ieri la Germania ha consegnato i primi dei 18 carri armati Leopard 2 promessi a Zelensky, pronti ad essere schierati su diverse linee del fronte da aprile o maggio, mentre gli equipaggi ucraini addestrati nel Regno Unito per utilizzare i potenti carri armati britannici Challenger 2, arrivati ieri, sono tornati in patria dopo diverse settimane trascorse col personale dell’esercito di sua maestà. Tasselli importanti per la controffensiva ucraina di primavera.
Un primo assaggio c’è già stato a Mariupol, nel Donetsk, e a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, occupate dall’esercito di Mosca, attaccate ieri dagli ucraini, che hanno colpito strutture dove si trova l’amministrazione russa. La resistenza ucraina ha anche fatto saltare in aria l’auto di uno dei principali comandanti dell’esercito del Cremlino nella città occupata, che è sopravvissuto. Mentre sarebbe stato sventato un attacco di Kiev in Russia con un drone: il velivolo senza pilota sarebbe stato intercettato e neutralizzato dal sistema di guerra elettronica. Ieri il presidente Zelensky ha incontrato i soldati al fronte nella regione di Zaporizhzhia, che lo hanno informato sulla situazione e sulla fornitura di armi ed equipaggiamenti. Poi ha visto il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, per discutere sulla sicurezza della centrale nucleare occupata dai russi e finita più volte sotto le bombe.
Nel consueto videomessaggio alla nazione
di domenica notte, il leader ucraino ha messo in guardia dalle conseguenze negative del conflitto sui più giovani: «Circa 1,5 milioni di adolescenti ucraini rischiano la depressione, l’ansia e altri problemi psicologici».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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