Il momento chiave e la data simbolo: l'altro significato della missione di Biden

La visita del presidente Usa a Kiev è carica di simboli, non solo per l'avvicinarsi del primo anniversario della guerra, ma anche per il legame coi fatti di Euromaidan. Ecco perché Biden ha scelto il 20 febbraio

Il momento chiave e la data simbolo: l'altro significato della missione di Biden

La visita di Joe Biden a Kiev è stata tenuta nascosta fino all'ultimo secondo per ovvi motivi di sicurezza. Ma, stando ai dettagli emersi dalla capitale ucraina, quella odierna non è stata una tappa improvvisata e decisa negli ultimi giorni. Le date e le attuali condizioni politiche e militari, suggeriscono al contrario la possibilità di una visita pianificata già da settimane e con chiari significati tanto storici quanto politici.

La scelta della data

A prima vista, si potrebbe pensare che arrivare oggi a Kiev sia stato un modo per Biden di ricordare l'approssimarsi del primo anniversario del conflitto. Le prime bombe sulle capitale ucraina sono cadute il 24 febbraio 2022, tra appena quattro giorni la guerra entrerà quindi nel suo secondo anno di vita.

In realtà, come evidenziato su Repubblica, oggi il presidente Usa ha sì voluto ricordare una data significativa. Ma non con riferimento all'attuale conflitto, bensì a quanto accaduto nove anni fa. Il 20 febbraio del 2014 infatti, ha avuto inizio la fase finale e più sanguinosa della rivolta di Euromaidan.

Le proteste cioè culminate poi con la detronizzazione dell'ex presidente Viktor Yanukovich, fuggito prima a Kharkiv e poi in Russia. Quest'ultimo ha sempre parlato di colpo di Stato e anche Mosca considera quanto accaduto nove anni fa un vero e proprio golpe. Per gli Usa invece, la cacciata di Yanukovich ha coinciso con l'inizio del nuovo percorso ucraino verso l'occidente.

Ma, soprattutto, Washington è in linea con la tesi dei governi ucraini post Maidan secondo cui in quei giorni non c'è stato alcun colpo di Stato ma una rivoluzione. Tesi sposata in toto dai Democratici Usa e dal presidente Joe Biden. Per cui il capo della Casa Bianca, arrivando oggi a Kiev, ha voluto ricordare le vittime del 20 febbraio di nove anni fa.

Non è un caso che assieme al presidente Zelensky, Biden abbia subito visitato il memoriale eretto nella piazza antistante il monastero di San Michele. Qui sono raffigurati i volti di chi è morto il 20 febbraio 2014. Si calcola che almeno un centinaio di manifestanti siano stati uccisi negli scontri di quelle ore. Il memoriale è stato poi allargato, accogliendo i volti e i nomi dei caduti ucraini nel Donbass.

Chiaro quindi il segnale: la Casa Bianca oggi è a sostegno non solo dell'Ucraina aggredita dalla Russia, ma anche dell'Ucraina in piazza nove anni fa contro un presidente considerato filorusso.

Cosa c'è in ballo

Senza dubbio il segnale lanciato in queste ore è rivolto in primo luogo a Mosca. Ma il Cremlino non è l'unico destinatario. Biden è arrivato a Kiev in una fase molto delicata della guerra. La Russia sta provando a sfondare nel Donbass e Vladimir Putin domani parlerà alla nazione. Forse annunciando nuovi sforzi volti militari in Ucraina.

Kiev ha quindi bisogno sempre più del sostegno sia degli Usa che della Nato. La Casa Bianca ha così voluto lanciare il segnale anche verso occidente. I timori di uno sfaldamento del blocco occidentale a sostegno di Kiev sono presi in considerazione a Washington. Soprattutto perché, tra i dirigenti Usa, è noto il fatto che proprio un eventuale sfaldamento occidentale costituisca la principale speranza di Putin per poter vincere il conflitto.

Dunque, Biden ha ribadito con la tappa di oggi la volontà di sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario.

Così come emerso su Politico, è possibile che il presidente Usa abbia anche suggerito a Zelensky di programmare adesso i contrattacchi, sfruttando l'attuale continuo arrivo di rifornimenti occidentali. Un'accelerazione volta a rinsaldare il legame con gli alleati e a prevenire eventuali smarcamenti dall'attuale linea della Nato.

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