Morire per un colpo al cuore, a soli sei anni d'età, sotto le bombe. È forse una delle notizie più strazianti - tra le tante riportate, siano vere, non vere, propagandante, nascoste - che sono giunte da quella guerra distante e non distante che si combatte in Ucraina. "Si è nascosta per la maggior parte del tempo nel seminterrato con la sua famiglia per paura dei bombardamenti russi. E' morta due giorni fa per un attacco di cuore" riportavano le agenzie di stampa domenica sera. Il suo nome era Elya, nome d'origine ebraica, ma non ci metteremo a discutere di "denazificazione dell'Ucraina" per questo: il nazismo d'accatto degli irriducibili di Bandera o degli aguzzini sfruttati dalle SS è storia passata, antica. I bombardamenti a tappeto sulle città, siano esse snodi strategici come Mariupol, o solo centri rioccupati da ridurre a un cumulo di macerie per devastare il morale del nemico come Kherson, invece, sono ancora storia atroce di oggi.
Elya per quanto ne sappiamo ha vissuto ad Avdiivka, e gli ultimi undici mesi è stata costretta a trascorrere gran parte del tempo, come tanti suoi coetanei, nel freddo oscuro di una cantina per sfuggire alle bombe. Bombe guidate, missili da crociera, bombe a grappolo che sono vietata della convenzione di Oslo eppure vengono ancora impiegate? Non è importante. Sono dettagli da militari e analisti. Una famiglia si nasconde scampare alla semplice esplosione che spalanca le porte, devasta le finestre, apre crateri nelle strade, e dilania il cemento armato che sorregge i grandi palazzi popolari della vecchia edilizia sovietica.
Non dovrebbe essere occasione di fare un ripasso di storia, ma dobbiamo ricordarci che abbiamo iniziato a chiamarla "Guerra Totale" da quando le teorizzazioni di Von Clausewitz, riguardanti la disconoscenza di "limitazioni di ordine morale o politico", hanno preso il sopravvento nella realtà durante il Primo conflitto mondiale; devastando "metodicamente" non solo gli eserciti che in tempi più civilizzati si confrontavano in campo aperto lasciando quartiere all'avversario - se necessario; ma anche infrastrutture civili e, proprio per fiaccare il morale della Nazione avversaria, la popolazione inerme attraverso l'atroce pratica del bombardamento a tappeto. Azione e reazione che ha scandito, da una parte come dall'altra, l'intera durata del Secondo conflitto mondiale.
"Le trecce bionde e lo sguardo limpido dell'innocenza. Fra le braccia un animale di peluche rosa, forse il suo preferito. Elya era probabilmente più fragile di altri, di sicuro più di moltissimi altri suoi coetanei e negli ultimi mesi è stata esposta ad uno stress intensissimo", leggiamo nei comunicati. Quale differenza tra questa immagine riportata dalle agenzie, e le foto in bianco e nero che abbiamo visto sui nostri libri di storia, quando ritraevano i piccoli sfollati di Londra e Berlino? Piccoli cappotti, piccole valige, grandi occhi sgranati sui minuscoli volti che guardavano o sfuggivano all'obiettivo dei reporter. Nelle loro mani un orso di peluche, una bambola di pezza, un piccolo treno di legno. Sfuggivano alle bombe volanti V1 naziste i primi; alle bombe ad alto potenziale "Blockbuster" sganciate dagli Alleati i secondi. Si nascondevano, tutti, condividendo la stessa paura e lo stesso desiderio della pace che prima o poi doveva, sarebbe dovuta tornare, affinché loro potessero tornare a vivere e crescere, in pace. Sono i racconti dei nostri nonni. Perché alcuni di quei bambini sopravvissero, altri no. Era quello il "gioco" della guerra: la probabilità che una bomba colpisse o meno il suo obiettivo. Quale che fosse.
Ma morire di cuore per lo spavento e lo stress, dev'essere ancora peggio che morire per la casualità di una munizione che colpisce o non colpisce l'obiettivo. E questo è quanto. Quanto dovrebbe bastarci a riflettere su quale vergogna non solo sia quella guerra che ancora l'uomo non è stanco di combattere per l'interesse che da sempre la muove, ma su quale vergogna sia la guerra assoluta, la guerra totale, il bombardamento indiscriminato di obiettivi non militari che causano le stesse "vittime collaterali" che abbiamo imparato a conoscere durante i bombardamenti su Belgrado nel '99; quando nelle ultime fasi dell'operazione condotta dalla NATO con l'obiettivo di fiaccare Milosevic e "paralizzare" la Serbia - ricorderete le bombe alla grafite ma anche il munizionamento "intelligente" - i cacciabombardieri alleati colpivano obiettivi militari e non; quelle che abbiamo iniziato a vedere, ben distinte, nei video trafugati dalle gole profonde dei servizi della sicurezza nazionale statunitensi, quelli immortalavano l'azione dei "droni killer" nei lunghi conflitti che hanno segnato e segnano il Medio Oriente. E non finiranno di certo né oggi né domani. Come non terminerà né oggi né domani la guerra nell'Ucraina Orientale.
"Ha respirato paura ad Avdiivka, città dell'Ucraina orientale che si trova nel Donetsk", territorio conteso tra russi e ucraini", riportava come ultima precisazione la notizia riportata dalle agenzie stampa dopo la comunicazione della straziante perdita, pervenuta tramite l'ambasciata ucraina presso la Santa Sede. Ed ecco allora come coloro che un poco di storia la conoscono - per mestiere magari, non certo per innata dote - eccome come ci si ferma a riflettere. A confidare che i libri di storia riporteranno un giorno una versione diversa da quella su cui ci siamo concentrati. Nella speranza che i bambini che hanno ancora una volta avuto la fortuna di crescere riflettano sullo stretto collegamento che intercorre tra gli eventi che conducono alla guerra.
Perché oggi, concludere pensando alla piccola anima persa di Elya, e a quella di tutti i bambini che invece cresceranno con quei ricordi spaventosi; alla difficile vita di tutti i familiari, e gli amici che l'aspettavano su questa terra, che l'hanno accolta e coccolata, che vivevano in uno stato di guerra imminente da ben otto anni in quelle terre contese, non fa altro che ricordarci ancora una volta come noi, democratici difensori del mondo che sappiamo ben dire di queste storie strappa lacrime sui giornali, tante "cose" le abbiamo metodicamente ignorate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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