«Non permettete a nessuno di dirci che il nostro tempo migliore è ormai alle spalle», dice Michelle Yeoh sul palco degli Oscar, una volta ottenuto quello per la migliore attrice protagonista. Non può essere più d'accordo la compagna di set Jamie Lee Curtis che un paio d'ore prima aveva vinto l'Academy Award per la migliore non protagonista. Yehoo ha 61 anni, Jamie Lee Curtis 65, entrambe sono alla prima nomination.
Jamie Lee Curtis recita da quando aveva 19 anni, John Carpenter la fece diventare protagonista di Halloween. Era il 1978, il ruolo ricorrerà per l'intera sua carriera con i vari film della saga, ma l'attrice, figlia di leggende come Tony Curtis e Vivien Leigh, ha preso i geni di entrambi i genitori e ha saputo navigare con maestria anche in quel genere comedy che aveva reso il padre una star. Un pesce di nome Vanda e Una poltrona per due sono fra i suoi successi più stabili nella memoria del pubblico.
Una carriera sontuosa, sino ad oggi mai benedetta dall'ufficialità di un Oscar, esattamente come era accaduto ai genitori, mai premiati con un Academy. Così, quando è salita sul palco del Dolby Theater per ritirare il premio ha mostrato la statuetta al cielo e ha detto: «Abbiamo vinto un Oscar!».
Crede che l'abbiano vista da lassù?
«Parliamoci chiaro, non credo che ci sia un gruppetto di persone fra le nuvole che guarda in basso, ma penso certamente che loro, i nostri genitori siano in noi, nel nostro modo di essere, nelle nostre azioni e noi passiamo tutto ai nostri figli e così il mondo va avanti. Io sono il prodotto dei miei genitori, un prodotto molto orgoglioso e sono certa che loro sarebbero molto orgogliosi di me questa sera».
Sono state 65 le donne nominate a questi Oscar.
«Ce ne dovrebbero essere di più, sino a raggiungere la parità con gli uomini. Non ci siamo ancora».
Cosa pensa dell'idea di togliere le categorie di genere, miglior attore e migliore attrice?
«È una questione spinosa. Come includere tutti se la scelta è binaria? Sono la mamma di una figlia transgender e quindi sono molto sensibile al tema, ma togliere il genere temo significhi diminuire ancora le opportunità per le donne, cosa per cui lotto da sempre. È complicato, ma credo che l'obiettivo più importante sia la promozione dell'inclusività. Più donne. Più donne sempre, ovunque, anywhere, anytime, all at once».
Un'altra sua battaglia a favore delle donne riguarda quella del superamento del costante giudizio sull'aspetto fisico.
«Intorno ai 40 anni feci un piccolo intervento estetico e odiai il risultato. Fortuna era temporaneo e mi dissi: mai più.
Ora sono sovrappeso e ho molte rughe. Non voglio passare otto ore in palestra, è già tanto se cammino venti minuti al giorno. Voglio che la gente che guarda le mie foto sui giornali veda chi sono veramente. Io sono proprio così. Sono come voi».
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