I 2 militari fermati in India, Atene nasconde le prove: "Attaccata una nave greca"

Circa venti uomini si avvicinarono per rapinare la petroliera greca: telefonata. L'armatore greco: "L'Olympic Flair è stata attaccata ma non inviamo conferme scritte"

I 2 militari fermati in India, Atene nasconde le prove:  "Attaccata una nave greca"

«Ah ah ah ...». La prima risposta, non appena ti fai passare l’ufficio «Operazioni» della Olympic Shipping & Management Sa di Atene e spieghi di essere un giornalista italiano, è una risatina furbetta. La risatina di chi già immagina cosa vorresti sapere. Del resto è da un paio di giorni che molti - dall’India all’Italia - si chiedono cosa sia avvenuto alla petroliera greca «Olympic Flair», di proprietà della Olympic Shipping, alle 21.50, ora locale, del 15 febbraio scorso mentre era all’ancora a due miglia e mezzo dal porto indiano di Kochi.
Qualche ora prima la petroliera italiana «Enrica Lexie», in navigazione in acque internazionali a 30 miglia dalla costa, ha respinto un attacco di pirati. Qualche ora dopo le autorità indiane l’hanno attirata con un tranello nel porto di Kochi accusando due fucilieri del Reggimento San Marco, imbarcati come scorta, dell’uccisione di due pescatori indiani. La petroliera greca, sospetta protagonista - lo stesso giorno - di un altro incontro ravvicinato con i pirati, ha invece preso tranquillamente il largo. Come mai? Quando lo facciamo notare il responsabile Operazioni della Olympic Shipping, una compagnia che fu di Aristotele Onassis, la prende alla larga. «Fatemi chiarire... voi italiani avete tutta la nostra solidarietà per quel che sta succedendo». Poi cerca di cambiare le carte in tavola. «Il nostro caso è completamente diverso, noi non abbiamo subito un attacco di pirateria, ma un tentativo di rapina...». Vorresti chiedergli qual è la differenza tra la pirateria e un tentativo di rapina a una nave, ma a quel punto capisce di star menando il can per l’aia e ammette: «Quello che è avvenuto è stato un atto di pirateria, ma non sappiamo quanti erano... e poi non sono saliti a bordo della nave». Quel «non sono saliti a bordo» lo ripete un paio di volte. Come se fosse la questione dirimente. Forse per qualche strano motivo lo è veramente. Forse per impedire che salissero a bordo, l’equipaggio ha fatto qualcosa che non si deve sapere? Supposizioni. Il punto saliente è un altro. Nella telefonata col Giornale (ascolta la telefonata), transitata attraverso il centralino della Olympic Shipping & Management di Atene (+302109498111), il responsabile dell’ufficio «Operazioni» ammette finalmente che il 15 febbraio scorso la petroliera greca «Olympic Flair» ha subito un attacco. Riconosce insomma quello che finora è stato smentito sia dal Ministero della Marina Mercantile greca, sia dalla sua compagnia. Ovviamente quando gli chiedi di confermarti tutto con una mail ufficiale prima nicchia, poi spiega di non poterlo fare. Poco male, la telefonata è registrata.
Il Giornale è inoltre in grado di produrre altre prove dell’attacco subito dalla petroliera greca davanti al porto di Kochi il 15 febbraio. La prima è il rapporto numero 054-12 pubblicato su internet dall’«International Maritime Bureau Piracy Reporting Centre», l’organizzazione internazionale con sede a Londra e Kuala Lampur che registra tutti gli episodi di pirateria. Secondo quel rapporto alle 21.50 del 15 febbraio a 2,5 miglia a sud di SPM Cochin «circa 20 rapinatori (robbers nel testo in inglese ndr) hanno avvicinato una petroliera all’ancora e hanno tentato di salire a bordo. Il personale di guardia dopo aver notato i rapinatori ha dato l’allarme e l’equipaggio si è raccolto. I rapinatori dopo aver visto l’allerta dell’equipaggio hanno interrotto l’attacco e se ne sono andati». Una descrizione in linea con quella, seppur confusa, fornita nella telefonata con il Giornale dal responsabile dell’ufficio operazioni dell’Olympic. Nel rapporto pubblicato su Internet dall’IMB Piracy Reporting Center vengono omessi, però, i nomi delle navi coinvolte. La conferma salta fuori dalle mail intercorse tra lo Stato Maggiore della nostra Marina Militare e il quartier generale dell’Imb a Londra. In quelle mail - recuperate dal Giornale - il signor Cyrus Mody, vice direttore dell’Icc International Maritime Bureau, conferma ufficialmente che la nave di cui parla il rapporto numero 54 è l’«Olympic Flair» con Imo (numero di registro internazionale Ndr) 8913966.
A questo punto non ci sono più dubbi. La «Olympic Flair», una nave assolutamente simile per aspetto e stazza alla «Enrica Lexie», si è trovata al centro di un attacco all’interno delle acque territoriali indiane, a sole due miglia e mezzo da quel porto di Kochi dove sono trattenuti i nostri due militari. Ma perché né gli indiani né i greci lo vogliono raccontare? Le ipotesi sono due.

La prima è che anche i greci avessero delle armi a bordo e siano i veri responsabili dell’uccisione dei due pescatori scambiati nell’oscurità per pescatori. La seconda è che i due pescatori siano invece caduti sotto i colpi esplosi dalla polizia indiana in seguito all’allarme lanciato dalla nave greca.

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