Milano - C'è un punto della manovra economica che rischia di incrinare il già fragile rapporto tra società e calciatori. Questa volta non si parla di contratto collettivo, bensì di supertassa. Quella che viene definita "contributo di solidarietà" e che graverà sui redditi superiori a 90mila euro. Una supertassa che le società di calcio non intendono pagare e che i calciatori sperano non vada a colpire la loro categoria e non arrechi "danno" al loro portafoglio. A fare la voce grossa ci ha pensato l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, che ai microfoni di Sky Sport 24 ha dichiarato: "Qualunque cosa ci sia scritto sulla manovra del governo sul contributo di solidarietà, anticipo che per noi graverà al 100% sui calciatori. Se non sarà così facciano lo sciopero tutta la vita. È un aspetto sul quale non si transige. È una tassa che pagheranno loro e non le società. Questa cosa va al di là dei contratti, del netto e del lordo".
Galliani: tutti i club sono d'accordo Insomma, una posizione nettissima, a quanto pare condivisa anche dalle altre società. "Tutti i club che ho sentito - ha proseguito Galliani - sono d’accordo con me e spero che il presidente dell’Aic Damiano Tommasi capisca, altrimenti può anche scioperare per sempre. In caso ci dovranno spiegare perché certi "signorini" che guadagnano 10 milioni di euro l’anno non vogliono pagare il loro contributo allo Stato". Una stoccata che non è piaciuta al presidente dell'Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi.
Tommasi: "Argomento può essere rimandato" Utilizzare il termine sciopero è fuori luogo e inopportuno. Certe esternazioni sui nostri soldi andrebbero evitate soprattutto se si ricopre un ruolo istituzionale", ha dichiarato l'ex calciatore della Roma su La Stampa, che poi ha espresso una posizione più morbida rispetto all'ad rossonero: "E’ un argomento che può essere rimandato, non è detto che ci riguardi, aspettiamo che le nuove norme vengano approvate perché magari potranno interessare solo i lavoratori autonomi. Piuttosto dà fastidio il fatto che in questo periodo venga usato il termine sciopero per una questione che non è stata ancora affrontata. La gente rischia di avere una visione sbagliata. Si parla sempre dei guadagni, nessuno si preoccupa mai di sottolineare che siamo tra i massimi contribuenti di questo Stato".
Calderoli: raddoppiamo l'aliquota ai calciatori E sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli che ha minacciato: "Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsione proporrò che come ai politici anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà". L'esponente leghista ha poi rincarato la dose: "I calciatori fanno i capricci: non so se sia giusto o meno il contributo di solidarietà ma se c’è qualcuno dovrebbe pagarlo sono proprio i calciatori che rappresentano la casta dei viziati".
Grosso: "Casta di viziati? Stupidaggini" La risposta alle esternazioni del ministro non si è fatta attendere. "I calciatori una casta di viziati? Con tutto il rispetto per il ministro, sono stupidaggini". La replica arriva dal vicepresidente dell’Associazione calciatori (Aic), Leo Grosso che, parlando a Sky Sport, ha sottolineato che "è facile speculare sui giocatori e i loro stipendi, ma bisogna ricordare che per alcuni che guadagnano molto, tanti hanno introiti modesti e spesso non certi". E su chi dovrà pagare il contributo di solidarietà, Grosso ha la sua idea: "Intanto dico che i calciatori sono lavoratori subordinati e devono rispettare le stesse regole.
Se nel contratto c’è scritto che i compensi sono calcolati al netto, il contributo va pagato dalla società. Se invece sono calcolati al lordo, spetta al giocatore. Comunque il problema va affrontato caso per caso e con molto pragmatismo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.