I cartelli stradali? La maggior parte sono «fuorilegge»

Non riportano sul retro le indicazioni prescritte dalla norma

Sabrina La Stella

Multe salate, ma cartelli abusivi. Il codice della strada è preciso ma spesso il Campidoglio, per fretta, distrazione o semplice noncuranza, ne aggira le disposizioni. La segnaletica verticale - cioè i cartelli di prescrizione e di divieto - dovrebbe presentare stampigliato il marchio dell’ente o dell’amministrazione che gestisce lo spazio stradale (in questo caso si tratta del Comune), oltre al marchio della ditta che ha realizzato il cartello, con l’anno di fabbricazione e il relativo numero della concessione del ministero Infrastrutture e Trasporti.
Last but not least, sul retro del cartello devono essere chiaramente riportati gli estremi dell’ordinanza con cui il Comune ha apposto il divieto e le relative motivazioni (articolo 39 D.L. 285/92 CdS, articolo 77 DPR 495/92, Regolamento di Esecuzione e Attuazione CdS).
«Una norma non di poco conto per la tutela dei diritti del cittadino - spiega l’avvocato Luca Savini - se si considera che con il rispetto di questa banale regola sulla trasparenza degli atti amministrativi, si concede al multato la possibilità di leggere l’ordinanza e le motivazioni addotte dal Campidoglio, per poterla impugnare di fronte al giudice, che valuterà se accogliere le sue motivazioni».
Di fatto la maggior parte dei cartelli sul retro sono completamente vuoti, ossia totalmente irregolari. Altri presentano il marchio della ditta di fabbricazione ma non hanno alcun riferimento riguardo alla concessione del ministero.

Infine, alcuni presentano il numero dell’ordinanza, scritta con gessetto indelebile, aggiunta con tutta evidenza in un secondo momento rispetto all’installazione del cartello. Ne deriva che le multe elevate per violazioni a cartelli irregolari possono essere impugnate.

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