Torino - Con le date non ci saremmo. Tony Blair è diventato Primo Ministro del Regno Unito a metà del 1997, Bill Clinton è stato Presidente degli Stati Uniti fino a pochi giorni dopo la fine del 2000. Un tempo troppo breve per consentire la costruzione di una storia di affinità elettive. E invece I due presidenti di Richard Loncraine, presentato ieri al Torino Film Festival e in uscita il 10 dicembre per Medusa, riesce nell’ardua impresa perché racconta il «rapporto speciale» (come recita il titolo originale) tra Clinton e Blair (promosso a «presidente» nel semplificativo titolo italiano) attraverso un aspetto abbastanza inedito: la formazione del futuro leader dei Laburisti alla corte del presidente americano con i suoi consulenti e strateghi a insegnargli i segreti di una campagna elettorale vincente. Correva l’anno 1992 e all’aeroporto di Washington un autista distratto accoglieva un anonimo Blair. Neanche un lustro dopo eccolo entrare alla Casa Bianca come un capo di Stato per incontrare un Clinton sicuro di star puntando sul cavallo giusto.
Lo sceneggiatore Peter Morgan, dopo The Deal e The Queen, ormai specializzatosi in Tony Blair (interpretato anche qui dal perfetto Michael Sheen) ci restituisce la figura di uno statista che ha fatto sognare milioni di persone - vi ricordate le grandi attese di un mondo nuovo grazie ai coincidenti governi di sinistra? - ma che poi alla fine, per fare la guerra alla Serbia, forzerà in maniera spregiudicata lo stesso Clinton e pochi mesi dopo si accorderà con George Bush. Difficilmente però il rapporto con il vero amico americano di Blair verrà raccontato in un film. Perché il Tony Blair mano nella mano con Bush, per più di sei anni e con due guerre sulle spalle (Irak e Afghanistan), non è più il politico buono di centro-sinistra ma quello cattivo di destra. Ancora più trasformista dopo la conversione cattolica. Lo testimonia lo stesso regista che non a caso utilizza il pluralis maiestatis: «Siamo stati sempre più delusi dalle scelte di Blair. È evidente che il potere corrompe gli individui».
Di conseguenza I due presidenti, una produzione televisiva di qualità anglo-americana (Bbc e Hbo), non nasconde le simpatie per Bill Clinton anche nella scelta dell’interprete, un attempato Dennis Quaid con 15 anni di differenza (quasi il doppio che nella realtà) con il collega nel ruolo di Blair. Così il personaggio tragico di Clinton, sul viale del tramonto dopo la famosa «relazione inopportuna» con la Lewinski e ormai in balia dell’ingombrante carriera politica Hillary, non può non fare tenerezza. Anche per le sue poco profetiche analisi politiche: «Abbiamo le mani sul joystick della storia e il futuro è nel centro-sinistra».
I due presidenti, quasi un bigino di storia in cui oltre a loro si vede solo Chirac (il nostro Paese viene nominato una sola volta con Blair sicuro «che gli italiani non approveranno mai un intervento armato in Serbia», sottovalutando così il sempre sorprendente Massimo D’Alema), trova però la sua vera forza nel racconto delle rispettive vite coniugali, con il basso profilo di Cherie
Blair (Helen McCrory) contrapposto all’intraprendenza politica di Hillary Clinton (Hope Davis) che, ad esempio, decide su due piedi la linea di condotta dopo il caso Lewinski. Un salvagente per lei, non certo per il marito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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