Non era difficile prevedere che la «grande mobilitazione» del 3 ottobre in piazza del Popolo «per la libertà di stampa», dal «profondo significato» come ha scritto Franco Siddi, il segretario del sindacato - finora - unico dei giornalisti, si sarebbe rivelata un boomerang. Sgonfiate la retorica e le mongolfiere con la scritta Cgil, la «straordinaria manifestazione» dei «300mila» in piazza ha lasciato il segno per ciò che è stata: uniniziativa di parte. Quella che è stata vista come lennesima strumentalizzazione sulla richiesta di autonomia e di tutela del mondo dellinformazione, non poteva non provocare reazioni. La risposta della Cisl arriva con limportante convegno di questa mattina a Roma, fortemente voluto dal leader Raffaele Bonanni. Uno strappo in piena regola, titolo significativo: «Diritto e qualità dellinformazione, ruolo autonomo e libero dei giornalisti, partecipazione dei cittadini». Indovinate chi non è stato invitato? Franco Siddi, il presidente Roberto Natale, né qualunque rappresentante della maggioranza che da 15 anni governa la Federazione nazionale della stampa italiana, appunto il sindacato dei giornalisti.
A rompere le relazioni di bon ton sindacale sono stati gli slogan e i modi con cui è stato realizzato lappuntamento del 3 ottobre. «Una manifestazione ideata e organizzata dalla Cgil appiccicando sopra letichetta della Fnsi e con le parole dordine di Repubblica, il giornale-partito per definizione» dicono alla Cisl. «Bellesempio di autonomia», rincarano. Cisl e Uil non avevano aderito.
Per togliere ogni dubbio ecco cosa dirà, tra molte altre cose, Anna Maria Furlan, segretario federale del sindacato dispirazione cattolica, nella relazione introduttiva: «Non crediamo siano produttive certe iniziative condotte in nome della libertà di informazione se esse non sono animate da un costante impegno a ritrovare le ragioni della convivenza e del dibattito civile. È bene ricordare che nessuna posizione di parte, nessun organo di stampa che a suo modo si fa "partito", può oggi strumentalizzare il principio inviolabile della libertà di informazione per far prevalere il proprio disegno politico, sia esso in nome della maggioranza e dellopposizione». Più chiari di così...
«Pluralismo» è la parola dordine che risuonerà oggi. Insieme a un altro concetto: la Fnsi fa politica e poco sindacato. È quello che come associazione Lettera 22 e come sparuta pattuglia allopposizione nella Federazione della stampa ripetiamo da tempo. Anna Maria Furlan cita gli ormai fatidici due euro a pezzo con cui vengono «pagati» alcuni colleghi, «meno dei lavavetri». Ma gli esempi potrebbero essere molti. Risultato - anche - della politica assecondata, blandita, talvolta scientificamente perseguita, in questi 15 anni: la «proletarizzazione» della categoria.
*consigliere nazionale Fnsi-lAlternativa
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