I giovani vincono la scommessa

«Questi giorni di fiera sono il fulcro intorno al quale si muove un sistema di manifestazioni che coinvolge tutta la città» aveva detto Giovanna Cattaneo Incisa, presidente di Fondazione Torino Musei, inaugurando la quindicesima edizione di Artissima, appena conclusa. E per quattro giorni Torino è stata una vera capitale dell’arte a livello internazionale. Mostre in musei e gallerie, cinema, fumetto, musica: un grande festival del contemporaneo.
Ma se è stato certamente centrato l’obiettivo di fare della fiera un evento culturale, come è andata con la crisi economica? Lo abbiamo chiesto al giovane direttore Andrea Bellini: «Bilancio positivo. Mi ripromettevo di avere una fiera di grande qualità, coerente e capace di un discorso attorno all’arte. Il risultato è stato buono anche a livello di mercato, nonostante la bruttissima aria. Frieze a Londra non è andata benissimo e anche peggio Art Forum a Berlino. Il collezionismo “speculativo” è in crisi. Per fortuna i collezionisti italiani hanno dimostrato di sentire questa fiera come “loro”. E la sostengono anche collezionisti francesi, belgi, alcuni americani».
Un collezionismo che compra non tanto per investimento quanto per «protrarre l’emozione iniziale provocata dall’opera incontrata» come dice Gemma Testa nell’intervista pubblicata in uno dei tre quadernetti (al posto del catalogo-mattone delle altre fiere), piccola guida al collezionismo giovane, già esaurita. Molte polemiche sono state suscitate dai criteri di selezione, ma d’altra parte rafforzare il target giovane e il carattere sperimentale di Artissima si è rivelato vincente.
Anzi, proprio questo ha agevolato il collezionismo. «Gli artisti di Artissima sono giovani e anche gli emergenti hanno prezzi relativamente ragionevoli - dice Nicoletta Fiorucci - dunque noi collezionisti abbiamo comprato volentieri». Claudio Guenzani, uno dei galleristi che hanno trasformato la situazione italiana alla fine degli anni 80, dice: «Nonostante la pesante crisi economica, Artissima ha raggiunto un doppio risultato, di atmosfera e di vendita». E Raffaella Cortese, una delle giovani galleriste più attente: «La situazione di crisi ha fatto sì che l’avvio fosse lento, ma le vendite hanno funzionato».

La richiesta di contemporaneo cresce: lo confermano i risultati della ricerca Ispo presentata in fiera, insieme ai finalisti del Premio Terna (vinto da Luigi Ontani nella categoria «Terawatt), da Renato Manneimer. Ne emerge un dato interessante: il 93 per cento degli intervistati vorrebbe l’arte in tutti i luoghi pubblici.

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