I panzerotti di Luini fanno saltare la bufala di Internet

Il futuro sarà di sicuro di internet, sito, facebook o blog che sia, certo che il passaggio dalla carta stampata alla rete non evita la diffusione di una bufala. Cambia il mezzo di diffusione, ma se una notizia è falsa tale resta anche nel web. È il caso della chiusura (che tale non è) di Luini, il panzerottaio in Santa Redegonda, quella stretta via a ridosso della Rinascente, tra Palazzo Marino e il Duomo. Storia ghiotta, come le specialità proposte a una clientela che abbraccia il mondo.
Luini è una istituzione di Milano. La bella e profumata storia ebbe inizio sessant’anni fa quando Giuseppina Luini nel 1949 si lasciò alle spalle la Puglia per inventarsi un lavoro a Milano. Non esiste milanese che non abbia mangiato almeno una volta un panzerotto di Luini, i turisti sarebbero arrivati in seguito con gli articoli sulle testate del mondo intero. C’era addirittura un tempo che Milano si divideva tra i panzerotti di Strippoli, pugliese pure lui, e quelli del rivale che avrebbe vinto alla lunga, come Bartali rispetto a Coppi.
Ieri è addirittura apparsa in facebook una pagina «contro la chiusura dello storico locale Luini», un grido d’allarme raccolto nel suo blog dal giornalista Valerio M.Visintin. Secondo quelli che sanno tutto (a parole), Luini avrebbe dovuto far posto a un locale della catena Pastarito Pizzarito. Tragedia. A metà pomeriggio, la pagina aveva superato i seimila iscritti. Chissà quanti sarebbero stati se la notizia fosse risultata tale e non una bufala, di quelle avariate.

Risalendo nella catena delle non-notizie, tra radio private, dj Linus e quant’altro, si arriva a un fake, a una di quelle identità false che popolano internet e che si divertono molto, poverine, a lanciare in rete falsità per vedere «l’effetto che fa».

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