I rischi

E se agli americani le city car europee non andassero a genio? Per il gruppo Fiat, lanciato verso la costituzione del secondo colosso mondiale dell’auto, l’interrogativo è tutt’altro che accademico. Un conto, infatti, è guardare ai newyorkesi rampanti al volante delle piccole di grido, dalla 500 alla Smart, dalla Mini alla iQ, un altro è immaginare la «soccer-mom», stereotipo della mamma a stelle e strisce che accompagna figli e amici agli allenamenti di football, col bagagliaio ricolmo, rinunciare al Suv, comoda icona della famiglia middle-class. Che poi, sarà davvero pronta all’atteso downsizing? O ci sarà bisogno di una stretta normativa, come è accaduto in California, con limiti all’inquinamento più rigorosi?
Ora che il prezzo della benzina si è dimezzato rispetto ai picchi dello scorso anno (è attorno ai 2 dollari al gallone, circa 40 centesimi di euro al litro), ad accrescere i dubbi sono i dati di vendita, così come riportati dal sito Edmunds.com. Nel giugno e luglio scorso, auto compatte come Yaris e Focus avevano totalizzato un quarto delle vendite; ora la loro quota è tornata sotto al 20%, con gli americani di nuovo a comprare Suv e pickup.

Non stupisce che Alain Mulally, ad di Ford, si auguri una pronta risalita del prezzo del petrolio, che potrebbe giovare agli acquisti di Ka e Fiesta. Ciò che vale anche per 500, Panda e MiTo, con un’incognita in più: vincere con l’auto europea la sfida alle quattroruote in cui s’identifica la società americana.

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