Ilva, Confindustria boccia Guidi. Spaccatura tra i sindacati

Gli industriali di Taranto: "Il governo tira i remi in barca". Uilm e Fiom: "Basta annunci

Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto
Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto

TARANTO - "Noi di Confindustria Taranto, non condividiamo l'ultimo decreto Salva Ilva, sembra che il governo stia tirando i remi in barca e ci dispiace da un punto di vista ideologico." Il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, boccia l'annuncio del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi: "Il 4 o il 5 gennaio sarà pubblicato il bando per la cessione o l'affitto dell'Ilva. E il governo vuole evitare il cosiddetto 'spezzatino'".

"L'ambientalizzazione dovrebbe essere lasciata allo Stato - spiega il presidente di Confindustria, piuttosto critico sulle parole del ministro - in quanto unico garante e poi, certo, siamo d'accordo sul fatto che un privato accompagni la gestione corrente e a noi non dispiace. Una volta risanata l'azienda, potrebbe essere messa sul mercato a valori congrui e non a prezzo di saldo."

Confindustria, insomma, è scettica: "Noi crediamo che ci possa essere qualche difficoltà per gli imprenditori italiani dell'acciaio in questo momento per affrontare un processo così impegnativo come quello dell'acquisto dell'Ilva. Saremmo più che felici se ci fossero degli italiani. Siamo convinti che se dovessero esserci degli investitori italiani, questi saranno ma in cordata con altri partner. Noi come indotto locale ci stiamo interrogando se è il caso, nel momento in cui uscirà il bando, di fare la nostra parte."

"Siamo dentro una crisi strutturale della siderurgia" ha precisato il ministro Guidi e "in questo quadro abbiamo deciso di accellerare la cessione (o l'affitto) dell'Ilva tanto più che il tribunale svizzero ha per ora bloccato il rientro di 1.2 miliardi dei Riva destinati al risanamento ambientale dell'impianto di Taranto". A proposito dei possibili acquirenti, Guidi spiega che " in queste settimane" ha incontrato "tutti i gruppi, grandi, piccoli e medi che possono essere coinvolti", "Taranto è ancora un sito appetibile" e " se ben gestito può continuare a produrre acciaio di qualità".

Se Confindustria è critica, i sindacati raddoppiano il carico. Almeno la Uilm e la Fiom, mostrano una spaccatura profonda rispetto alla Fim e una paradossale, ma non troppo, assonanza con gli industriali tarantini: "Ci siamo stancati di questi annunci del governo centrale - ha detto Antonio Talò segretario generale della Uilm-Uil - vedo un quadro abbastanza confuso a partire dai dirigenti che guidano l'Ilva. C'è bisogno di progettualità. A noi interessa che si faccia il piano ambientale e il piano per l'occupazione. Per i prossimi giorni chiederemo al governo di convocarci e fare chiarezza.".

"Rispetto alle parole del ministro Guidi, penso che non ci siano certezze - dice, invece Giuseppe Romano della Fiom Cgil - Anche due anni fa c'era una cordata italiana, ma mancava la forza finanziaria per fare un'operazione di questa portata, ed ora non mi sembra cambiata la situazione. Ora siamo abbastanza scettici - continua Romano -sostenevamo la vecchia impostazione e temiamo, innanzitutto che con questa operazione non si completi il processo di ambientalizzazione e che tra circa vent'anni l'azienda potrebbe essere nuovamente svenduta e poi temiamo per l'occupazione perchè nessuno esclude le operazioni di tagli sul personale."

"Se il governo avesse seguito le idee dell'ex commissario Ilva Enrico Bondi, che proprio vedeva questo tipo di piano industriale dove era inclusa anche una produzione eco-compatibile non si sarebbero persi quasi tre anni" dichiara, invece, Valerio D'Alò, segretario generale della Fim-Cisl. "Per quanto riguarda la cordata italiana va bene, l'importante che siano rispettati i tempi e che dentro ci sia qualcuno che capisca d'acciaio e che possa far rispettare l'Aia e che possa far mettere tutto sul mercato. Noi siamo stati sempre i primi a condannare la scelta di lasciare tutto nelle mani dello stato, perchè forti delle esperienze precedenti.

Se si fosse occupato di Ilva chi si intende d'acciaio, i risultati non sarebbero stati quelli che abbiamo oggi: la perdita di clienti, la produzione di quest'anno a picco, con meno di cinque milioni di tonnellate e una gestione che tutto si può dire tranne che fortunata. Noi la cessione ai privati dove ci sia un soggetto siderurgico la vediamo di buon occhio."

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