Qualche settimana fa abbiamo visto le immagini della folla tunisina che esultava per la cacciata del satrapo Ben Ali e il mondo si è commosso salutando l'inizio di una nuova era di pace, prosperità e progresso. In queste ore va in scena lo stesso film ambientato al Cairo, con una sola differenza: il satrapo si chiama Mubarak ed ha resistito al potere più del previsto. Per il resto tutto uguale, così come identica è la retorica dei media occidentali che inneggiano alla libertà, alla gioia della folla, al risveglio del mondo arabo.
Eppure proprio in queste ore è ripreso lo sbarco di clandestini a Lampedusa. Naturalmente sono tutti tunisini e, tra qualche giorno, non è difficile prevederlo, saranno tutti egiziani. Migliaia e migliaia, al punto che il governo italiano è costretto a proclamare l'emergenza umanitaria.
Ma se in Tunisia è iniziata una nuova, gioiosa epoca con straordinarie prospettive di sviluppo, qualcosa non torna. A rigor di logica i tunisini dovrebbero rimanere. La realtà, però, come sempre, è ben diversa da come viene descritta dai media mainstream.
Mi chiedo: perché scappano? Forse perché l'annunciato cambiamento non è tale, visto che continuano a comandare i generali, che comandavano anche prima? Per ora l'unica palpabile novità è che il nuovo-vecchio regime, ha allentato i controlli alle frontiere o comunque incontra maggiori difficoltà a monitorare le coste? E i tunisini una vita di stenti da noi alla
promessa di una nuova era nel proprio Paese, alla quale, in verità, non credono.
Bel risultato. E complimenti vivissimi a Obama, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile. Intanto il prezzo lo paghiamo noi.
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