Per gli immigrati non esiste crisi Record di assunzioni e posti fissi

Occupazione tra gli immigrati in Lombardia in crescita inarrestabile anche nel 2009, anno in cui la cassa integrazione ha segnato livelli record. In tutto 22.366 i posti di lavoro in più rispetto al 2008 offerti agli stranieri, di cui l’85,3% a tempo indeterminato. Mentre le rimesse all’estero dalla nostra regione hanno raggiunto quota 1 miliardo, 330 milioni e 805mila euro. È quanto emerge dalle rilevazioni della fondazione Leone Moressa di Mestre, che mettono in luce come le imprese lombarde sono sempre più costrette a ricorrere agli extracomunitari perché non trovano figure professionali specifiche tra i lavoratori italiani. Con il risultato che questi ultimi a livello regionale sono calati di ben 73.551 unità in dodici mesi. E se è vero che chi viene dall'estero si accontenta talora di uno stipendio più basso (in media il 24,5% in meno rispetto a un italiano), in realtà il motivo principale è un altro. Come evidenzia Valeria Benvenuti, ricercatrice della fondazione Moressa, «questi numeri descrivono una Lombardia che, nonostante la crisi, continua a richiedere manodopera straniera. La domanda di figure professionali specifiche non va quindi ignorata e bisogna riflettere sul modo più adeguato di rispondere a questa esigenza offerta dal mercato del lavoro».
In altre parole le imprese sono costantemente «a caccia» di alcune competenze con un elevato grado di specializzazione e, non trovandole tra i lavoratori italiani, si rivolgono a quelli extracomunitari. Un problema particolarmente evidente nel settore delle costruzioni, dove nel 2009 sono stati assunti 7.422 nuovi lavoratori stranieri lasciando però a casa 3.210 italiani. Mentre nei servizi si è registrata una crescita di 10.939 unità tra gli immigrati e un calo di 6.891 tra i nostri connazionali. Ma questa tendenza accomuna anche tutti gli altri settori, compresi quelli dove la crisi nel 2009 ha picchiato più duro. In primo luogo industria e artigianato, dove tra gli italiani si sono persi 28.062 posti di lavoro, recuperandone però 1.976 tra gli stranieri. Per non parlare poi del commercio (-28.640 contro +1.919) e dell’agricoltura (-6.747 contro +109). E a smentire il luogo comune secondo cui le imprese assumerebbero gli immigrati solo per affidare loro le mansioni più umili, il numero degli stranieri aumenta nelle professioni intellettuali o a elevata specializzazione, nei lavori qualificati e come operai specializzati o artigiani.
Il risultato è una massa di denaro enorme inviata dagli extracomunitari presenti in Lombardia nei loro Paesi d'origine: solo quella transitata dai canali ufficiali è pari allo 0,42% del Pil della nostra regione. Con un incremento del 2,1% rispetto al 2008 e addirittura del 679,9% rispetto al 2000. E un valore pro capite delle rimesse pari a 1.471 euro l’anno. La parte del leone la fa Milano con 890 milioni e 417mila euro, ma cifre non indifferenti sono inviate anche da Brescia (131 milioni e 624mila), Bergamo (100 milioni e 349mila) e Varese (55 milioni e 265mila). Con l'eccezione di Sondrio, ferma a 6 milioni, tutte le altre province lombarde superano quota 10 milioni. Anche se l’incremento più vertiginoso si registra a Pavia, dove è pari al 5.081,6% rispetto al 2000.

Ancora più consistente il dato sui redditi dichiarati dai lavoratori stranieri in Lombardia (cui andrebbero aggiunti quelli in nero): ben 9 miliardi, 624 milioni e 390mila euro, per un totale di 635.538 contribuenti. Con gli immigrati nella nostra regione che si rivelano i più ricchi d’Italia: il loro reddito annuo è infatti di 15.307 euro, contro gli 8.262 euro della Calabria.

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