Inchiesta: i cittadini milanesi e le loro piazze Peggiore? Cadorna. La migliore? San Fedele

Una ricerca dell’Università Cattolica mette a confronto cittadini e architetti sul concetto di qualità urbana L’area dell’Ago e Filo considerata caotica e poco piacevole. Promossa San Fedele: "Accogliente, raccolta e sicura"

Inchiesta: i cittadini milanesi e le loro piazze 
Peggiore? Cadorna. La migliore? San Fedele

Bocciata Cadorna, promossa a pieni voti San Fedele. La «piazza di Ago e Filo» è vissuta dai cittadini come caotica, mal organizzata, poco sicura, poco piacevole, senza una sua identità unitaria. È come se dentro a quest'unica piazza ce ne fossero tante - troppe - vissute ciascuna in modo indipendente. Solo un angolo dello spazio è amato dai milanesi: l'area verde. Raccolta, dai confini ben definiti, è l'unico possibile luogo di sosta. Insomma, Cadorna è una «non-piazza». Al contrario, San Fedele colpisce al cuore. Accogliente, raccolta, ben definita e sicura, viene vissuta come luogo dove riposare, incontrare amici, mangiare, sostare e rappresenta il prototipo della piazza tradizionale: raggruppa municipio e chiesa, è tranquilla, è luogo di ritrovo. Metti cento milanesi in due piazze della città - scelte in base ad alcuni elementi comuni come la presenza di un monumento caratterizzante ma poco valorizzato (Ago Filo e Nodo per Cadorna, statua di Alessandro Manzoni per San Fedele) o la carenza di alberi e spazi verdi e alla loro rappresentatività in base all'epoca in cui sono state progettate - e misura il loro livello di benessere. È l'idea che ha visto d'accordo due categorie professionali spesso distanti è stata questa: un gruppo di architetti del laboratorio Dagad, il Centro di Studi e Ricerche sull'architettura e il design della Fabbrica del Vapore, guidati da Paolo Righetti, e un gruppo di psicologi del Centro Studi e Ricerche di Psicologia della comunicazione dell'Università Cattolica Milano, coordinati da Maria Rita Ciceri, hanno condotto una ricerca - la prima nel suo genere svolta su Milano - dal titolo «Piazze e Non-Piazze. Dati sul benessere soggettivo di tre piazze milanesi», che verrà presentata oggi in un pomeriggio di studi su «Spazio pubblico e benessere soggettivo» all'Università Cattolica (via Nirone 15, ore 15-19). Saranno presenti architetti e psicologi, oltre ad alcuni ospiti speciali, come Marisa Cengarle, presidente del Forum Cooperazione e Tecnologia, il direttore generale di Citylife Marco Lanata e l'ingegner Michele Masnaghetti, construction director di Hines. Quali emozioni si vivono oggi nelle piazze milanesi? Quali spazi e luoghi architettonici riflettono o respingono i bisogni di funzionalità, socializzazione, sicurezza e bellezza di chi li vive? La ricerca, portata a termine dagli studenti della Laurea Specialistica Comunicazione per il benessere della Cattolica, ha confrontato le due piazze della città intervistando in loco oltre cento soggetti per ciascuna, con cicli di osservazioni etnografiche, cioè del loro comportamento, in diversi momenti della giornata e della settimana. È stato preso in esame il livello di soddisfazione di chi viveva la piazza secondo parametri di sicurezza, aspetti strutturali, piacevolezza, le emozioni che gli spazi suscitavano nei soggetti e la loro funzionalità. Su una terza piazza, Medaglie d'Oro, sono appena iniziati i lavori del team, ma i primi risultati - «poco definita, poco sicura perché trafficata e caotica, poco curata per mancanza di verde e impossibilità di fruizione degli elementi artistici (Porta Romana), comunica frenesia» - la dicono lunga sull'idea che a Milano si ha di come dovrebbero essere le vere piazze. Agli architetti che pensassero che la città mostri in queste risposte un animo poco metropolitano e troppo legato al passato, risponde la professoressa Ciceri: «I milanesi faticano a vedere gli aspetti positivi dell'evoluzione architettonica della città.

Vista dall'alto, piazza Cadorna è davvero bella, ordinata, curata, ma chi ci cammina non lo percepisce. C'è un gap tra progettazione e vissuto e su questo gli architetti dovrebbero essere "affiancati" mentre progettano».

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