Incubo Hollande: milionari pronti alla grande fuga

di«Je n’aime pas les riches»: «Io non amo i ricchi». La famigerata frase sfuggì di bocca a François Hollande durante un dibattito tv di qualche anno fa. Ma i ricchi non scordano e preparano i bagagli. Del resto c’è poco da illudersi. Quelle parole sgorgate dal cuore stanno per esser messe in pratica. François Hollande, pur guardandosi bene dal ripeterle, sa già come affrontare i «nemici di classe». L’ha scritto a chiare lettere nel proprio programma e se fra dieci giorni manderà a casa Sarkò non esiterà a trasformare in legge quelle minacce.
La mannaia ammazza-ricchi nascosta nel bagaglio programmatico ed ideologico del candidato socialista è una spietata legge sulle entrate capace di drenare il 75 per cento di tutti i guadagni superiori al milione di euro. Per giustificare quella rapina legalizzata François Hollande non usa neppure le ragioni della politica o dell’economia. «Non è possibile - si limita a dire - avere quel livello di guadagni». Davanti a un simile dogma le sue vittime non hanno molte scelte, preparano i bagagli e studiano dove trasferire capitali e residenze. Le tre auree vie di fuga preferite dagli «exilés fiscaux français» sono da sempre la Svizzera, il Belgio e la Gran Bretagna. Le stesse in pratica seguite negli anni ’80 quando un altro François, che di cognome faceva Mitterand, che regalò al paese la madre di tutte le tasse sulla ricchezza condita con una serie di nazionalizzazioni. Stavolta non si prevede un esodo così massiccio, ma s’ipotizza comunque una ragguardevole fuga di capitali e persone. A Londra le agenzie finanziare specializzate nel dar rifugio ai capitali dei nababbi francesi già si leccano le dita. Gli esperti della Knight Frank, un’agenzia immobiliare multinazionale specializzata nella vendita di case extra lusso, segnalano un più 19 per cento nelle richieste d’informazioni da parte di francesi pronti ad acquistare case e terreni nei quartieri più eleganti di Londra. La tendenza, manifestatasi all’indomani della vittoria di Hollande, è cresciuta così tanto in pochi giorni da spingere un’altra agenzia, a decidere l’immediata apertura di un ufficio con quattro venditori madre lingua francese proprio davanti al Lycée Français, nel quartiere londinese di South Kensington. L’andazzo non sembra molto diverso a Ixelles e Uccle, i due quartieri eleganti di Bruxelles soprannominati 21° arrondissement di Parigi per l’alta percentuale di «esiliati fiscali» francesi che vi trasferiscono da sempre la loro residenza. «I francesi che si presentano nei miei uffici per chiedermi informazioni sulla possibilità di stabilirsi in Belgio sono diventati tre volte tanti negli ultimi mesi. Alcuni hanno già deciso, altri - spiega Manoel Delkeyser un fiscalista belga intervistato dal Times - ci stanno semplicemente pensando». La paventata tassa ammazza nababbi, pur andando a colpire solo una ristrettissima élite e generando, in termini complessivi, ben pochi benefici per lo stato, sta creando una psicosi che fa tremare chiunque si senta appena oltre la soglia media del benessere. «Molti sono già partiti, altri preferiscono attendere il risultato finale delle elezioni» spiega da Parigi il fiscalista Vincent Lazimi. «Malgrado la tassa del 75 per cento sulle entrate dei super ricchi non rappresenti un granché, l’annuncio ha avuto l’effetto di diffondere la paura. Molti v’intravvedono un tentativo di colpevolizzare i ricchi».

Di fronte ai piani di Hollande anche la fuga all’estero rischia però di diventare un semplice palliativo. Se il candidato socialista riuscirà, come promesso, a chiudere un trattato di tassazione reciproca con Londra, Berna e Bruxelles neppure l’esilio fiscale e finanziario basterà più a salvare i super nababbi.

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