«Indennità fissa al posto dei rimborsi»

Lo ha proposto il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, si sono associati poi i presidenti di Camera e Senato, lo ha ribadito anche Renata Polverini, presidente della regione Lazio: in tempo di crisi è necessario tagliare almeno di un 5 per cento gli stipendi e le indennità di parlamentari e politici - «solo un aperitivo» a giudizio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti - che potrebbe anche lievitare al 10 per cento in vista della manovra economica.
Per ora si tratta, ovviamente di un’ipotesi in via di definizione secondo cui non si esclude che la percentuale del taglio possa toccare addirittura la vetta del 15%. Persino il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino ha proposto di insediare un gran giurì che in tre mesi elabori una soluzione concreta «per rimodulare tutte le indennità dei componenti delle assemblee elettive».
Ma quando si parla dei costi della politica non ci si deve fermare al Parlamento o alle Regioni: a volte gli esborsi più onerosi per i consiglieri vengono da enti locali territorialmente più piccoli e con competenze decisamente più limitate. Da Palazzo Valentini, sede della provincia di Roma, il consigliere Marco Bertucci (Pdl) si è inserito nel dibattito sui costi della politica (in questo caso locale) lanciando una proposta razionale dal punto di vista economico che si augura venga condivisa anche da esponenti di altre forze politiche per «poterla sottoporre all’attenzione del governo quale contributo attivo nel trovare soluzioni concrete per poter arginare la spesa pubblica».
Bertucci parte dalla considerazione che attualmente un consigliere provinciale «è remunerato con i gettoni di presenza percepiti per la partecipazione alle commissioni o ai consigli, ma anche dall’eventuale stipendio mensile del proprio datore di lavoro, sia che svolga solo in parte l’attività lavorativa, sia che non la svolga affatto. In ogni caso, spetta alla Provincia il rimborso mensile al datore di lavoro, a prescindere - è bene sottolinearlo - dall’entità dello stipendio stesso. Per cui la Provincia eroga due retribuzioni al consigliere, rimborsando anche cifre ragguardevoli per lo stipendio da privato cittadino».
Per ovviare a questa duplice e illogica remunerazione, «la soluzione più idonea - spiega Bertucci - membro del coordinamento regionale Pdl - che permetterebbe una riduzione reale della spesa, dovrebbe essere quella dell’introduzione di una indennità mensile di carica per i consiglieri provinciali, che riconverta la totalità dei gettoni di presenza». Una proposta che «a prima vista potrebbe apparire in controtendenza rispetto al progetto di razionalizzazione delle spese della politica, in realtà, conti alla mano - precisa Bertucci - un’analisi puntuale fa emergere immediatamente il notevole risparmio per le casse pubbliche. Un’indennità di funzione eviterebbe alla Provincia maggiori costi rispetto all’attuale situazione, escludendo del tutto i rimborsi da parte dell’Ente a favore dell’eventuale datore di lavoro del consigliere provinciale».

In pratica, il consigliere, in analogia con i colleghi della regione, dovrebbe mettersi in aspettativa se in possesso di un contratto di lavoro all’atto della sua nomina. In tal modo si eviterebbero anche eventuali improvvise e ben remunerate assunzioni post-elezioni.

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