Due donne hanno recuperato l'uso del braccio e della mano, dopo una paresi parziale da ictus, mediante la stimolazione elettrica. Lo rivela uno studio sperimentale condotto dall'Università di Pittsburgh, dalla Carnagie Mellon University e da UPMC (University Pittsburgh Medical Center, pubblicato il 20 febbraio 2023 (ieri) sulla rivista Nature Medicine. "Lo studio indica la possibilità di migliorare in modo significativo il movimento e il controllo (oltre che la forza) del braccio e della mano laddove un precedente ictus abbia prodotto una paralisi parziale (paresi)", commenta il professor Paolo Maria Rossini, dell’IRCCS San Raffaele.
Cos'è l'ictus
Conosciuto anche come apoplessia, ischemia cerebrale, colpo apoplettico, accidente, insulto o attacco cerebrovascolare, l'ictus si verifica quando c'è un'ostruzione o rottura di un vaso sanguigno nel cervello. L'insorgenza è improvvisa e, in casi estremi, laddove non ci sia un intervento tempestivo, può provocare anche la morte. In Italia, ogni anno, circa 200mila persone soffrono di un ictus. Di queste, oltre la metà "soffrirà per il resto della vita dei reliquati neurologici (per lo più emiparesi e disturbi del linguaggio) che permangono dopo l’evento acuto", precisa il professor Rossini. Gli ictus cerebrali, infatti, possono interrompere "i comandi discendenti dalle aree corticali motorie al midollo spinale", il che può provocare deficit motori permanenti del braccio e della mano.
Lo studio sperimentale
Lo studio americano ha dimostrato che, al di sotto della lesione prodotta dall'ictus, i circuiti spinali che controllano il movimento rimangono intatti e dunque, mediante l'ausilio delle nuove neurotecnologie, potrebbe essere possibile recuperare la mobilità degli arti. Nell'articolo pubblicato sulla rivista Nature Medicine, gli esperti spiegano di aver sottoposto a stimolazione elettrica i circuiti spinali cervicali di due pazienti con un deficit motorio a braccia e mani. "La proposta degli autori americani (coordinati però da un ricercatore italiano da anni trasferitosi nella sede di Pittsburgh, il Prof. Capogrosso) è stata quella di inserire chirurgicamente una piastrina contenente una serie di ‘contatti’ (punti da cui si può far passare la corrente elettrica) direttamente addossata al midollo cervicale e alle relative radici spinali (in particolare quelle posteriori che convogliano impulsi sensoriali sulle cellule di origine delle fibre nervose che propagano impulsi/comandi ai muscoli del braccio e della mano attraverso i nervi periferici che dal midollo e dal plesso brachiale si propagano a tutto l’arto superiore)", chiarisce l'esperto del San Raffaele.
Come funziona l'impulso motorio
La tipologia di pazienti che è stata selezionata dagli studiosi di Pittsburgh "appartiene a quel gruppo di soggetti che pur avendo sofferto di un ictus riescono ancora a produrre un minimo controllo volontario dei muscoli parzialmente paralizzati. - precisa il professor Paolo Maria Rossini - Questo minimo controllo può avvenire grazie al fatto che del contingente di fibre nervose, proveniente dai centri del cervello che programmano il movimento, scende lungo il midollo cervicale e va a innervare le cellule di origine delle fibre motorie sopra citate. Ricordo che nel soggetto sano, esiste un robusto fascio di fibre (circa 1 milione) denominato via piramidale o cortico-spinale, che convoglia i comandi motori alle ‘centraline’ del midollo (cervicale, dorsale e lombo-sacrale) per il controllo di tutta la muscolatura non solo degli arti, ma anche del respiro, dei visceri e dell’apparato genito-urinario. Ammettiamo quindi che solo il 10-20% di fibre del fascio piramidale siano sopravvissute all’insulto vascolare dell’ictus". In questo caso "l’impulso/comando motorio prodotto dal cervello viene propagato lungo il contingente di fibre della via piramidale che è sopravvissuto all’ictus" ma l’intensità di tale impulso/comando "è talmente debole da non riuscire ad attivare un numero sufficiente di cellule nel midollo cervicale e quindi, in ultima analisi, non è sufficiente a produrre il movimento richiesto e programmato dal comando motorio".
Le criticità dello studio
I risultati dello sperimentazione fanno ben sperare per il futuro ma, secondo il neurologo del San Raffaele, presenta alcune criticità perché "si basa su di un approccio invasivo (con una chirurgia di primo livello) con una metodica generale dai costi molto elevati; difficile, quindi, pensare a una sua diffusione generalizzata in particolare per soggetti (quelli colpiti da ictus sono per lo più anziani e affetti da pluripatologia) particolarmente fragili". Tuttavia, i risultati di questo tipo di approccio fanno ben sperare "su quanto si potrà ottenere da analoghe ipotesi di lavoro che utilizzano (anche nel nostro Istituto di Ricerca sono in corso studi di questo tipo) stimoli elettrici a bassa intensità veicolati tramite elettrodi di superficie applicati sul collo a livello della colonna cervicale.
- conclude il professor Rossini - Il tempo ci dirà se questo tipo di approccio si potrà aggiungere con efficacia all’armamentario riabilitativo e di supporto per la migliore cura dei pazienti colpiti da ictus".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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