Telemedicina: cos’è, che opportunità offre e dove si pratica in Italia

La telemedicina sta prendendo piede anche in Italia e il tabù dell’intervento delle tecnologie in campo sanitario sta crollando pezzo dopo pezzo. Ecco cosa sta succedendo e dove

Telemedicina: cos’è, che opportunità offre e dove si pratica in Italia

La telemedicina non è più un tabù, il fatto che la salute dell’essere umano sia favorita dalle tecnologie sta entrando nella cultura popolare, in qualche modo restia e forse intimorita dall’avvento delle Intelligenze Artificiali (IA) e da quelle che sono definite tecnologie abilitanti e che spesso sono accompagnate da nomi che incutono diffidenza come 5G e Internet of Things. Scopriamo insieme cosa sta accadendo in questo articolo basato su contenuti realizzati da NExT-H, content provider e startup innovativa.

Cos’è la telemedicina

Letteralmente è la medicina in remoto e, come tale, prevede che paziente e personale medico siano in due posti diversi. Cadono così i principi della visita medica canonica ma non viene meno la figura del medico né tanto meno l'esigenza di conoscere il paziente a priori anche nel rispetto della deontologia. Il paziente può essere a casa sua, anche a centinaia di chilometri dalla clinica o dalla struttura sanitaria presso la quale è in cura ed essere comunque monitorato, seguito e assistito in tempo reale e continuato.

Non c’è branca della medicina che, seppure secondo schemi variabili tra loro, non possa essere esercitata e svolta in remoto. Si va dalla dermatologia all’odontoiatria, passando per la somministrazione di farmaci nel momento in cui sono realmente necessari e gli interventi chirurgici i quali, grazie al 5G, possono essere effettuati da un chirurgo che si trova a migliaia di chilometri dalla sala operatoria.

Le tecnologie abilitanti

Le Intelligenze Artificiali (IA) vengono impiegate sempre di più in campo medico e nel telemonitoraggio, ossia l’osservazione delle condizioni di salute dei pazienti. Grazie a sensori specifici (che rientrano nella categoria dei dispositivi Internet of Things, vale a dire, "Internet delle cose") i pazienti possono essere sottoposti a monitoraggio in remoto senza limiti di tempo. Per esempio, possono essere rilevati con continuità parametri vitali quali la frequenza cardiaca e quella respiratoria, la temperatura corporea, il peso, la pressione sanguigna e altri ancora. Tutto ciò consente di effettuare diagnosi precoci ma anche di condurre nel migliore dei modi possibile un percorso post-operatorio o, più in generale, di degenza.

Le IA diventano sempre più importanti anche per l’esame dei risultati di test diagnostici o di immagini (quindi raggi X o Tac), fornendo ai medici indicazioni utili per formulare diagnosi in base ai sintomi rilevati e suggerire percorsi terapeutici mirati.

Oltre a ridurre i tempi di ospedalizzazione e, in alcuni casi, a evitarla in parte, le IA consentono di elaborare trattamenti personalizzati in base alle necessità specifiche di un paziente, somministrandogli mediante appositi dispositivi i farmaci di cui necessita nel momento in cui li necessita. Non più posologie schematiche (la classica “una compressa tre volte al dì prima dei pasti”) ma tagliate su misura, con la somministrazione di principi attivi nella giusta quantità nel momento in cui il paziente ne ha più bisogno.

Davanti a tali possibilità, ciò che prima alle persone meno avvezze agli strumenti tecnologici poteva sembrare un pericolo da cui stare alla larga, oggi diventa una comodità imprescindibile che consente loro maggiore libertà e minore dipendenza dagli ambulatori, senza dovere rinunciare al rapporto medico-paziente. Un maggiore coinvolgimento del paziente come persona e non solo come malato o degente.

Digital therapeutics e Point of care technology

I Digital therapeutics sono strumenti utili a prevenire e a curare malattie: microinfusori, sensori, dispensatori digitali di farmaci e gli strumenti di monitoraggio remoto.

I Point of care technology sono dispositivi capaci di leggere e acquisire i parametri delle persone a prescindere dal luogo in cui queste si trovano e facilitano l’esecuzione di test in modo che restituiscano risultati in tempi stretti.

Questi dispositivi possono essere adottati sia nei reparti di degenza sia nei laboratori locali, le strutture sanitarie di prossimità che avvicinano salute e cittadini.

L’Italia e la telemedicina

I dati del ministero della Salute risalenti al 2018 disegnano uno scenario nel quale la telemedicina sta prendendo piede in Italia. Le strutture che offrivano servizi di telemedicina erano 282, dislocate secondo geometrie diverse in tutto il territorio nazionale.

Telemedicina in Italia

La regione in cui la telemedicina ha una maggiore penetrazione è l’Emilia-Romagna, seguita dalla Lombardia e dalla Toscana. Dal grafico sopra si può comprendere che non c’è uno stretto rapporto tra esperienze di telemedicina e popolazione: per esempio in Valle d’Aosta (124mila abitanti circa) c’è una maggiore vocazione alla telemedicina rispetto alle Marche (1,48 milioni di abitanti circa).

Inoltre, anche in assenza di dati più recenti, sappiamo che negli anni nel biennio trascorso – dietro la spinta della pandemia – il sistema sanitario nazionale, in accordo con il governo e con le regioni, si è dato molto da fare per incentivare i programmi di telemedicina.

Con l’approvazione dell’intesa tra Stato, Regioni e Province autonome del 17

dicembre 2020 e con i fondi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato per la sanità, il numero di esperienze di telemedicina è aumentato di numero e continuerà a farlo nel corso dei prossimi anni.

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