Dieci telefonini. A Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello in carcere da lunedì 16 giugno con l'accusa di essere l'orco che ha ucciso Yara Gambirasio, sono stati sequestrati dieci apparecchi cellulari. Gli oggetti requisiti dagli investigatori a casa Bossetti sono molti di più, a cominciare dagli automezzi dell'arrestato, una Volvo familiare e un furgone Iveco che martedì saranno analizzati dai Ris di Parma alla presenza dei consulenti di parte: in particolare si cercherà di capire se l'automezzo abbia subito modifiche per poterlo paragonare con le immagini delle telecamere. Poi i vestiti, gli abiti da lavoro, due computer, le «memorie» usb, i tablet. E i telefonini. Una decina.
Davanti al gip Vincenza Maccora il presunto omicida si era difeso dicendo che in quel periodo usava un telefonino che non funzionava bene, con una batteria che si scaricava facilmente. È questa la giustificazione data da Bossetti al fatto che il suo apparecchio sia rimasto spento per quasi 14 ore, le ultime tragiche ore vissute da Yara Gambirasio. Il 26 novembre 2010 il cellulare di Bossetti risulta acceso alle 17,45 per una telefonata con il cognato nonché socio nell'impresa edile di famiglia, poi più nulla fino alle 7,34 del mattino dopo.
È questo telefonino che si spera di trovare nella collezione di Bossetti. Nei cellulari sono custoditi anche messaggi, foto, appuntamenti, chat; da essi si può ricostruire il traffico telefonico e gli spostamenti dei possessori, attraverso l'analisi dei ripetitori agganciati. Ma oltre al contenuto, che è al vaglio degli inquirenti, colpisce il numero degli apparecchi sequestrati, rivelato dall'Eco di Bergamo. Anche se i coniugi Bossetti hanno tre figli (di 13, 10 e 8 anni), dieci telefonini per una sola famiglia sono un'enormità. Gli investigatori coordinati dalla procura di Bergamo devono stabilire chi li usasse e se siano tutti funzionanti. Le domande che si pongono sono parecchie. Possibile che un signore che ha dieci telefonini a casa utilizzi soltanto un apparecchio dalla batteria fiacca? Perché questa collezione, se non per avere la certezza di essere reperibili 24 ore su 24? Bossetti aveva numeri segreti? Se fosse così, chi contattava? E che cosa aveva da nascondere? Gli inquirenti stanno radiografando la vita del carpentiere di Mapello.
Amicizie, frequentazioni, abitudini, hobby. Ne devono setacciare il passato, tracciare la personalità e verificare gli alibi. È stata sentita anche una fidanzatina di oltre 25 anni fa. Tuttavia Massimo Giuseppe Bossetti, entrato nei radar dell'inchiesta appena due settimane fa, è ancora un soggetto in larga parte misterioso. Il presunto omicida dice che è in grado di giustificare la presenza del suo Dna sugli indumenti intimi di Yara. «Stiamo prendendo in esame una serie di elementi che fin dall'inizio erano apparsi interessanti e che adesso saranno sviluppati», ha detto l'avvocato Silvia Gazzetti che ieri ha parlato a lungo in carcere con il suo assistito, il quale continua a proclamarsi innocente e deciso a dimostrarlo. Uno di questi elementi dovrebbe essere il furto di alcuni arnesi da lavoro denunciato un paio di anni fa da Bossetti: potrebbero essere stati usati dall'assassino. Ma su tali aspetti la difesa è molto prudente. «Vedremo nel processo come Bossetti spiegherà il perché del Dna», aggiunge il legale. Estrema cautela anche per il ricorso al tribunale della libertà.
L'istanza di scarcerazione può essere depositata entro lunedì, ma la difesa non ha ancora deciso: «Stiamo valutando, ci sono ancora alcuni giorni per decidere, ci prenderemo tutto il tempo necessario per questa valutazione». L'avvocato Gazzetti, da qualche giorno affiancata dal collega comasco Claudio Salvagni, sa che un'eventuale bocciatura del Riesame sarebbe un colpo gravissimo per la strategia processuale di Bossetti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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