Sono passati diciannove anni dalla "discesa in campo" di Berlusconi. Quasi un'eternità. Ma per alcuni siamo ancora al 1994, al "Cavaliere nero" da fermare a tutti i costi per salvare la democrazia. Milioni di voti raccolti alle elezioni e un ventennio speso nelle istituzioni evidentemente non bastano. Si tira fuori una norma del 1957 che parla di ineleggibilità. Ma, a ben vedere, riguarda i rappresentanti legali di aziende che hanno concessioni pubbliche. E Berlusconi, pur essendo proprietario, non è legale rappresentante di Mediaset. Dunque il problema non si pone. Ma per qualcuno, deciso a togliere di mezzo una volta per tutte il Cavaliere, ogni strumento per ottenere il risultato è buono. Anche se, per farlo, bisogna forzare l'interpretazione di una legge. Cosa che, dal 1994 ad oggi, non è mai stata fatta.
E se questa forzatura non è mai stata fatta ci sarà una ragione? Se per il Movimento 5 Stelle (e Sel) il voto sull'ineleggibilità è come il drappo rosso per i tori, il Pd è diviso al proprio interno. Roberto Speranza, capogruppo alla Camera del Pd, ha fatto capire che il suo partito è contrario a votare l'ineleggibilità. Di diverso avviso è Felice Casson, membro della Giunta per le elezioni del Senato: "Non so perché Speranza abbia detto queste cose. Lui peraltro è alla Camera, non al Senato, ma non mi risulta che ci sia una linea del Pd sulla questione dell’ineleggibilità di Berlusconi". Poi ha tenuto a precisare: "Se il Pd dovesse dare indicazioni come mi comporterei? La Giunta è un organismo
paragiurisdizionale e ogni suo componente agisce e vota in piena libertà di coscienza".
"Il testo della legge sulla ineleggibilità va cambiato - sottolinea la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro - perché non fotografa in maniera compiuta le ragioni per le quali dovrebbe subentrare l’ineleggibilità. A mio avviso - prosegue - con questa legge è difficile che si possa dichiarare la sua ineleggibilità". Difficile poter affermare che la Finocchiaro è berlusconiana. Eppure c'è una frangia della sinistra (Sel e una parte del Pd) che noncurante del buon senso vuol tentare la "soluzione finale" contro il Cavaliere, estromettendolo dal parlamento con una decisione che, a ben vedere, ridicolizzerebbe la vita democratica del Paese. Come si potrebbe spiegare al mondo, infatti, il fatto che una persona per 19 anni è stato eletto in parlamento - ed è pure diventato premier - scoprendo poi, con un ritardo grottesco, che non era eleggibile?
Ovviamente Antonio Di Pietro non si smentisce: "È stata l'Idv a presentare ricorso in Molise sull’
ineleggibilità di Berlusconi ma nessuno lo dice. È per questo che oggi si è apertaistruttoria". L'ex pm di Mani pulite, presidente onorario dell'Italia dei Valori, lo ha scritto su Twitter gonfiando il petto di orgoglio.
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