Lupi, il Peter Pan del governo che corre con le grandi opere

A dispetto dei 53 anni il ministro delle Infrastrutture è incluso tra i "quarantenni" del Pdl. Si occupa di lavori pubblici dal 1997, quando era assessore a Milano

Lupi, il Peter Pan del governo che corre con le grandi opere

Quanto a idee, Maurizio Lupi, le ha chiare. Non ci piove. Il neo ministro Pdl per le Infrastrutture sguazza nei Lavori pubblici da lustri. Se ne occupava già da assessore nella giunta milanese di Gabriele Albertini nel 1997, poi come capogruppo del Pdl nella commissione Lavori pubblici della Camera e infine da responsabile del partito nello stesso settore. Mangiando pane e grandi opere da una vita, non si può davvero dire che sulla poltrona sia stato messo un incompetente.
Poi, però, subentra il carattere. Lupi è prudente, attento ai rapporti di forza, deciso a farsi benvolere. Resta perciò di lui l'incognita - nonostante lo si conosca da tempo e non sia più un pupo (53 anni) - se sia tipo da condurre le battaglie fino in fondo. Il dubbio nasce dalle sue dichiarazioni programmatiche.
Prendiamo il ponte sullo Stretto di cui si ciancia da decenni. Ora che tocca Lupi, uno che considera le opere pubbliche volano dell'economia, sentite come parla: «Rimango un convinto sostenitore del ponte di Messina. Dopodiché, so che è stata presa un'altra decisione e che, dunque, è inutile riaprire quel dossier». Ma come? Sei un convinto sostenitore e poi rinunci? Se ci credi, battiti. Mostra i pugni. A che serve avere idee nette («sostengo il Ponte»), se ti manca il fegato di realizzarle? Ecco l'incognita Lupi: in premessa appoggia l'opera, nella conclusione la affossa.
Vi do un altro esempio. Il famoso «patto di Stabilità», ossia il rigore dei conti pubblici. Non è materia di competenza di Lupi ma lo riguarda perché, per fare le opere, ci vogliono i dané. «Io credo - ha detto il Nostro - che il patto di Stabilità sia totalmente un errore», perciò, conclude, «va allentato». Anche qui, gioca al ribasso. Se pensa davvero sia «totalmente un errore», si dia da fare per cancellarlo. Perché solo annacquarlo? Sei convinto o no di quel che dici? O lo fai solo per lavarti la coscienza e, se devi passare ai fatti, scegli il quieto vivere?
Non potendo ancora giudicarlo all'opera, siamo andati a caccia di indizi. Comunque, è servito a delineare il personaggio.
Maurizio è un milanese, laureato alla Cattolica in Scienze politiche, aderente a Comunione e liberazione, amico di Angelo Scola, l'arcivescovo di Milano, vicino a Cl. Quasi in fasce, ha mostrato una spiccata attitudine per l'accumulo delle cariche. All'università, per conto di Cl, fondò una coop di servizi agli studenti di cui divenne amministratore. Poi, è entrato al Sabato, il settimanale di Cl, come assistente personale dell'ad, per poi passare alla direzione del marketing. Presto, si è buttato anche in politica. Esordì in Consiglio comunale nei primi anni '90, come dc. Fu uno degli ultimi di quella stirpe, a ridosso del crollo tangentopolista. Dopo il patatrac, si salvò salendo sulla zattera del Cdu, una dependance di Cl, guidata da Rocco Buttiglione, segretario, e Roberto Formigoni, presidente. Viste le peripezie, Maurizio capì che, accanto alla politica, ballerina per natura, doveva crearsi un lavoro suo. Fondò, così, Fiera Milano Congressi, società leader nella organizzazione di eventi, in grado di fornire a chiunque voglia parlarsi addosso, vaste sale sparse per l'Italia per un totale di ventimila posti a sedere. Di questo gigante del raduno, Lupi è stato amministratore delegato fino alla nomina a ministro. L'incompatibilità lo ha costretto a dimettersi. Comunque, la poltrona è lì che lo aspetta.
Preceduto dalla fama della sua intraprendenza, Maurizio entrò alla Camera nel 2001, tra le file di FI, sempre rieletto nelle successive tre legislature. Subito cominciò a collezionare incarichi: capogruppo in commissione, vice presidente della Camera, portavoce tv, commissario del partito nelle sedi inguaiate, eccetera. Questa bulimia è la favola di via dell'Umiltà, sede Pdl. Inoltre, avendo un estro animatore tra parrocchia e Club Med, ha portato un po' di vita tra la polvere di Montecitorio fondando organizzazioni trasversali.
La principale è l'Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà (più individuo, meno Stato) cui aderiscono Alfano con altri del centrodestra e cani sciolti del Pd, da Enrico Letta a Bersani. La più pittoresca, il Montecitorio Running Club, che riunisce i deputati di ogni partito che partecipano alla Maratona di New York. Lupi è un notevole atleta che, nell'imminenza della gara, corre venti chilometri ogni giorno, partenza all'alba. Fa una dieta a zona: carne e insalata a pranzo, pasta al pomodoro la sera. Si assoggetta alle cure della fisioterapista Piera - detta Scrocchiapiera per l'energia - che gli strappa urli belluini a ogni seduta. Fino a due anni fa, deteneva il record parlamentare di percorrenza della maratona, 3,48 ore. Dal 2011, l'uomo da battere è invece il più giovane Sandro Gozi del Pd, con 3,38 ore. Gli anni, ahimè, volano anche per Lupi che pure ha un'aria imberbe tanto da passare per uno dei «quarantenni» del Berlusca, quando è già oltre i cinquanta. Gli fa da contraltare, Sandro Bondi, che a 45 anni ne dimostrava 60.
Questo entusiasmo, venato di infantilismo, gli attira benevolenza. Quando, all'ultimo conclave, vide in tv la fumata bianca corse in Piazza San Pietro senza aspettare la proclamazione, convinto che il nuovo papa fosse l'amico Scola, dato per favorito. Tornato in via dell'Umiltà con le pive nel sacco fu accolto dai «buuu» ironici che si riservano ai tifosi delusi. Che sia baciapile, l'avrete capito. «Cerco di portare il messaggio di Cristo in ogni aspetto della mia vita, compreso il Parlamento», dice.
In questo, si inserisce la sua dimestichezza con monsignor Rino Fisichella, ex cappellano di Montecitorio, col quale ha seguito la conversione del giornalista Magdi Allam, di cui è stato padrino nel battesimo officiato da Papa Ratzinger.
Ogni tanto, però, seguendo il Vangelo, sbaglia pagina e finisce dalle parti di Giuda. Anche Lupi sei mesi fa, come la stragrande maggioranza dei maggiorenti del Pdl, è stato tentato di mollare il Cav per Mario Monti. Brutta storia che ha scavato un solco nel partito tra quelli rimasti accanto a Berlusconi e quelli pronti al salto della quaglia. Frattura esplosa con il governo Letta, poiché dei cinque ministri Pdl quattro sono tacciati di «tradimento».
La sola «pura» è considerata Nunzia De Girolamo. Gli altri, Gaetano Quagliariello in testa, sono nella lista nera. Di costoro, comunque, Lupi è quello su cui si è più disposti a sorvolare.


La sola spiegazione, essendo la sua posizione identica agli altri, è che riesce simpatico. Sa girare la frittata, la butta a ridere e, come per il ponte di Messina, si tira soavemente indietro. L'uomo di mondo è promosso, il ministro resta un rebus.

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