«L'adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino a essere una sorta di merce». Lo afferma il presidente del dicastero vaticano per la famiglia, l'arcivescovo Vincenzo Paglia, già padre spirituale di Sant'Egidio. Senza citare la sentenza della Cassazione che ha stabilito che un bambino può crescere anche in una famiglia omosessuale, il vescovo Paglia è però diretto quando spiega che «l'adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino a essere una sorta di merce, cioè: come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell'altro». E se può accadere di nascere con un solo genitore, si tratta di «situazioni drammatiche», che non fanno testo. «Inficiare questo principio - infatti - è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l'intera società».
Non sono parole dette a caso quelle di Paglia. Perché unite al numero di ieri di Avvenire, quotidiano ufficiale dei vescovi italiani, che parla di «una sentenza che merita sconcerto», dicono che la Chiesa italiana sui valori «non negoziabili» non è disposta a trattare. Un segnale, come un avvertimento, in vista delle prossime elezioni che potrebbero portare al governo formazioni più sciolte e disponibili quando le loro agende debbono trattare questi argomenti.
Paglia parla anche in merito a quanto sta avvenendo in Francia dove oggi si svolge una manifestazione contro la proposta di legge del ministro Hollande di introdurre le nozze gay con diritto all'adozione. Una manifestazione che molto ricorda, per toni quantomeno, il Family Day italiano che nel 2006 portò in piazza migliaia di cittadini per protestare contro una proposta di legge dell'allora governo Prodi dedicata alla legalizzazione delle coppie di fatto. La sensazione è che la Chiesa italiana guidata oggi dal cardinale Angelo Bagnasco, è disposta a tornare in campo come allora qualora se ne dovesse ripresentare l'occasione. Il modello di azione non è soltanto quello francese, con una Chiesa capace di tenere testa a Hollande, ma anche quello americano. Negli Stati Uniti, infatti, i vescovi sono da tempi non sospetti schierati contro l'amministrazione Obama per una riforma sanitaria che apre all'obbligo di praticare l'aborto anche negli ospedali cattolici. Contro Obama i vescovi non sempre hanno la meglio ma la linea che muove direttamente dal Vaticano è una: non cedere. E così è in Italia oggi.
Certo, ha ragione Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica, che sull'Osservatore Romano con data odierna spiega che comunque la si pensi la sentenza della Cassazione italiana non deve aprire una guerra tra fazioni opposte: coloro che esultano perché parlano di riconoscimento dell'equiparazione tra coppie omosessuali e famiglia, e coloro che invece si scandalizzano. L'auspicio di Pessina è di fatto il medesimo della Chiesa italiana che vuole stare ai fatti prima di scendere in guerre «sanguinose». Eppure le preoccupazioni delle gerarchie ci sono e potrebbero aprire scenari imprevisti nei prossimi mesi quale che sia il governo che il Paese deciderà di darsi. Scrive ancora Avvenire: «Per esperienza comune di ogni essere umano la nascita di un bambino scaturisce dall'unione tra un uomo e una donna, comporta la cura e l'allevamento da parte dei genitori». E aggiunge: «Il punto più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori dalla realtà naturale, biologica e psichica, umana e che non si sa bene quanto dovrebbe durare».
Secondo Avvenire la sentenza «lascia stupefatti quando cancella tutto ciò che l'esperienza umana, e con essa le scienze psicologiche, ha elaborato e accumulato in materia di formazione del bambino».
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di Paolo Rodari
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