Alfano salva Riccardi ma l’obiettivo è Casini

Il fuoco sul ministro di area centrista è un messaggio per il leader Udc. Cicchitto: "Non perde occasione per attaccarci"

Alfano salva Riccardi ma l’obiettivo è Casini

Dal nostro inviato a Orvieto

«Dobbiamo sostenere Monti ma fargli il culo. Sostenerlo, perché non si può fare altrimenti, ma fargli il culo tutti i giorni». La sintesi, magari un po’ colorita, la fa Renato Brunetta chiacchierando con Paolo Bonaiuti durante una pausa dei lavori della tre giorni di Orvieto. E dice fuori dai denti quello che pensa buona parte dello stato maggiore di via dell’Umiltà riunito in Umbria per la Scuola di formazione politica del Pdl voluta da Sandro Bondi. Una linea che sposano in toto gli ex An, che fosse per loro sarebbero anche pronti a mettere in discussione l’appoggio a Monti, e che non dispiace affatto neanche agli ex Forza Italia, convinti che in questi due mesi il Pdl abbia dato un’immagine di sé troppo «schiacciata» sul governo.

Ed è proprio in virtù di questo che si è deciso di lanciare un segnale forte all’esecutivo, tenendo nel mirino il ministro Andrea Riccardi per ben 48 ore. Prima il fuoco di fila dei soliti dichiaranti per dire che l’uscita del titolare della Cooperazione sulla politica che «fa schifo» era inammissibile, poi la lettera di 46 senatori del Pdl pronti a chiedere la sfiducia al ministro e infine - solo ieri - lo stop di Angelino Alfano. «Con lui caso chiuso. Ovviamente spero non ci regalino un bis», dice il segretario del Pdl dopo aver sentito Nitto Francesco Palma (primo firmatario della lettera), i capigruppo al Senato Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e il presidente di Palazzo Madama Renato Schifani che molto ha insistito per una soluzione «pacifica» della vicenda.

Il segnale, però, è chiaro. E non è diretto tanto a Riccardi quanto a Pier Ferdinando Casini. È la partita che sta giocando il leader dell’Udc - ultimo atto l’incontro sulla giustizia con Pier Luigi Bersani e il ministro Paola Severino - che proprio non va giù a un Pdl che fino a ieri ha cercato in ogni modo un riavvicinamento con i centristi. «Ci abbiamo provato, ma Casini continua nel tentativo di farci fuori e nient’altro», spiega un dirigente di via dell’Umiltà noto per essere uno dei più accesi sostenitori della ricucitura con l’Udc. Insomma, non è un caso che venerdì Alfano abbia voluto accomunare Pd e Udc e fargli sapere che non saranno loro a dettare l’agenda. Anzi, è il termometro di quanto Casini resti distante nonostante il rapporto con la Lega si vada sempre più deteriorando. «Da qualche giorno - nota il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto - il partito di Casini non perde occasione per attaccarci». Ecco perché a via dell’Umiltà s’è deciso di non lasciar correre la gaffe di Riccardi che - con il leader dell’Udc, la Cisl di Raffaele Bonanni e pezzi di Pdl e Pd - da tempo lavora per costruire una nuova aggregazione centrista in vista delle elezioni del 2013. Perché - spiega un ex ministro del Pdl di area Forza Italia - se davvero Casini pensa che «resteremo a guardare mentre continua ad organizzare la guerriglia contro di noi» allora «s’illude davvero». Una posizione che per molti versi condivide anche Alfano, altrimenti giovedì l’altolà l’avrebbe limitato al Pd senza coinvolgere anche i centristi. Ed ecco perché la telefonata tra il segretario del Pdl e Mario Monti (in altre faccende affaccendato in queste ore) è stata cordiale come quella successiva con Riccardi che ha assicurato ad Alfano che il suo sfogo non aveva «nulla di personale».

A Orvieto, intanto, davanti ad una platea mai gremita si chiude oggi la tre giorni della Scuola di formazione politica. Con Silvio Berlusconi grande assente, come era piuttosto scontato da giorni. La ragione ufficiale è il prolungarsi del viaggio in Russia, ma in verità il Cavaliere di presentarsi ad Orvieto non aveva molta voglia come non era per nulla entusiasta di andare a Porta a Porta. Perché il momento è di transizione e troppe sono le partite ancora aperte.

Meglio parlare, insomma, quando il quadro sarà più chiaro. Un forfait annunciato, tanto che giovedì sia Cicchitto che Ignazio La Russa hanno invitato il Pdl a «camminare con le sue gambe» ed andare avanti anche «sapendo fare a meno della spinta propulsiva di Berlusconi».

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