Altro schiaffo ai pm

La Cassazione mette fine al teorema sui diritti tv. Sconfitta numero 26 per le Procure

Altro schiaffo ai pm

Silvio Berlusconi è stato prosciolto un’altra volta.Nella sfida contro i pm di tutta Italia siamo sul 26 a 0 per lui. Ieri è crollato il teorema del caso Mediatrade. A febbra­io era caduto quello del processo Mills. Due vittorie giudiziarie che sanno di beffa, perché sono l’ennesima prova dell’uso politico della giustizia fatto contro Berlusconi: un’ar­ma di pressione di massa usata per impedirgli di governare. È emblematico che la sentenza arrivi in un giorno così, per­ché è il giorno in cui uno degli esponenti di punta del Pd, Rosy Bindi, fa come il suo amico e maestro Scalfaro e urla ai quattro venti il suo «non ci sto» a farsi triturare dal perverso meccani­smo del sospetto. Fa bene, sono certo che, a differenza di quan­to fece l'ex Presidente della Repubblica sull'utilizzo dei fondi neri dei servizi segreti, lei saprà dissipare tutte le ombre che la riguardano sull'uso dei fondi della Margherita gestiti dal fami­gerato Lusi. Ma parte col piede sbagliato. Annuncia infatti una querela al Giornale , che si è limitato a riportare le dichiarazio­ni fatte da Lusi ai membri della commissione parlamentare: «Ho pagato anche le spese della Bindi». Parole, per inciso, ri­portate anche negli articoli e nei titoli di altri quotidiani, Repub­blica compresa.

E allora perché invece che dire «querelo il Gior­nale e tutti gli organi di informazione che hanno pubblicato il falso su di me», non ha detto «querelo Repubblica e tutti quelli che...»? La risposta è ovvia. Fare la vittima di presunti attacchi e macchinazioni politico-giornalistiche sposta il problema e l'attenzione. Ma la Bindi deve capire che se è vittima di qualcu­no, questi è solo Lusi (amico e collega suo, non nostro) così co­me molti nella Lega sono ingiustamente infangati dalle dichia­razioni di Belsito, esattamente come Berlusconi è stato massa­crato da pentiti di mafia o da macchinazioni di pm politicizza­ti.

Siamo alle solite. A sinistra la libertà di informazione è intesa a senso unico: contro esponenti della Lega e del Pdl (quello di Formigoni è solo il caso più recente) si può e si deve fare carne da macello, su di loro e amici loro nulla si deve dire e scrivere fino a sentenza definitiva, e a volte anche dopo come insegna il caso Sofri.

A nome di tutta la sinistra la Bindi rivendica una superiorità etica e forse anche genetica che noi non riconosciamo. Ma sia­mo garantisti anche con lei, personalmente addirittura certi di una sua estraneità al malaffare personale.

In quanto a quello politico, beh, un minimo di autocritica ce lo saremmo invece aspettati visto che da una vita frequenta, al massimo livello, le stanze del potere e che con i suoi voti ha contribuito ad alimen­tare lo scempio del finanziamento pubblico esagerato ai parti­ti. Possiamo almeno dire che un politico che non si accorge di cosa succede in casa sua è meglio che non si candidi a gestire le nostre? O anche questo è da querela? 

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